“Sanità, sprechi e truffe”
Il richiamo della Corte
Ampia, articolata, densa di citazioni. La memoria redatta da Angelo Raffaele De Dominicis, procuratore regionale della Corte dei conti, presentata il 22 febbraio scorso, si sofferma a lungo sul dolente capitolo della sanità. “Gravissimi fatti illeciti sono stati riscontrati durante il 2011 nel settore della spesa sanitaria”, così esordisce l’alto magistrato. “Già nella relazione dell’anno scorso – continua – venne evidenziato lo spreco di denaro pubblico e le vere e proprie truffe nel settore riabilitativo delle prestazioni sanitarie. Oltre agli illeciti riscontrati nelle convenzioni con le case di cura del gruppo San Raffaele S.p.a., le inchieste istruttorie in corso hanno, altresì, segnalato danni ingentissimi al Servizio sanitario nazionale”. La relazione si sofferma poi sul sequestro conservativo di beni immobili richiesto al gruppo, per 134 milioni di euro “a garanzia del corrispondente danno subito dal Servizio sanitario regionale” in virtù di quella che definisce “un’anomala contiguità decisionale, accertata nella Regione Lazio con la società convenzionata San Raffaele S.p.a., fino al punto che una dirigente regionale, responsabile delle procedure di autorizzazione e accreditamento, è parsa collaborare con i vertici della società per non avere mai emesso alcun atto sanzionatorio”. De Dominicis si sofferma poi sullo “sconcerto e preoccupazione destati dai 137 milioni di sprechi e truffe, ancorché limitati a una tipologia di prestazioni riferita alla riablilitazione”, precisando che “gli illeciti rimborsi al gruppo imprenditoriale San Raffaele S.p.a. sono continuati nel corso dell’anno 2011 ed il Comando NAS dei Carabinieri ha di recente trasmesso il rapporto investigativo sulla casa di cura di Cassino”. Parole pesanti, che non si fermano di fronte a nessuna maggioranza di governo regionale, tanto che le irregolarità per i rimborsi fuori budget percepiti si estenderebbero agli anni 2007-2009 con un danno erariale di circa 85 milioni di euro, con “violazione sistematica delle convenzioni sanitarie e omissione di controllo sulla conformità e regolarità delle prestazioni poste a rimborso”. La disamina del malaffare continua poi con “situazioni grottesche come quella dell’Ares 118 – azienda di emergenza sanitaria – con ambulanze ferme per mancanza di barelle”, lasciate in pronto soccorso a fungere da lettighe e “anomale convenzioni stipulate con enti privati con palese danno erariale da disservizio”. E ancora, trattamenti fantasma in istituti fisioterapici convenzionati, false certificazioni di malattia rilasciate a un militare, indebita appropriazione di risorse da parte di alcuni medici, incompatibilità del lavoro specialistico in “intramoenia allargata”, fustelle di medicinali false con indebito rimborso dei farmaci e prestazioni sanitarie fittizie destinate a infermi disabili.