Un compleanno speciale: sono 100. Non cento anni, mitico traguardo che diviene sempre più realistico ai nostri tempi. Si tratta dei 100 trapianti di fegato eseguiti nel 2024 dalla équipe del polo interaziendale trapianti San Camillo-Spallanzani di Roma (Poit), che conquista così la palma di punto di riferimento importante per il Centro-Sud Italia. Si può tranquillamente parlare di un risultato straordinario per il Lazio: mai nella regione era stato realizzato un numero così elevato di interventi, di tale complessità in meno di un anno. Un risultato che proietta il dipartimento interaziendale diretto da Giuseppe Maria Ettorre tra i principali centri europei per il trapianto di fegato. Comprensibile la soddisfazione dei sanitari della struttura, a cui si unisce l’apprezzamento del presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. “Desidero ringraziare tutti i professionisti sanitari che hanno reso possibile questo risultato insieme al dottor Mariano Feccia del nostro Centro regionale trapianti – ha dichiarato Rocca sui social – il Lazio si conferma tra le prime regioni italiane per donazioni di organi e tessuti. Continueremo a lavorare perché la cultura della generosità si diffonda sempre di più, in modo particolare tra le giovani generazioni”. Si tratta di numeri impensabili solo fino a pochi anni fa: fino al 2020 la media di trapianti di fegato realizzata dall’equipe di Ettorre si attestava intorno ai 35 interventi l’anno. Nel 2021 il primo balzo, quasi un raddoppio, che ha permesso di chiudere l’anno a quota 61; nel 2022 l’incremento è stato del 9% (66 trapianti di fegato), mentre nel 2023 del 22%, superando quota 80, fino a giungere al doppio zero di quest’anno. Dal polo trapianti, riferiscono che questo risultato rappresenta l’apice di una tendenza, in costante crescita nel numero di trapianti di fegato realizzati negli ultimi anni, grazie a un’importante rete di pazienti indirizzati alla struttura, di cui circa il 40% provengono da fuori regione. Altro elemento chiave è l’incremento dei potenziali donatori d’organo nel Lazio, reso possibile dall’attività svolta dal Centro regionale trapianti Lazio. “Con tali numeri Roma e il Lazio vantano una rete di aiuto e di risposta ai tanti pazienti con problemi di insufficienza epatica e con tumori inoperabili in cui il trapianto può essere l’unica risposta – spiega il professor Ettorre – la sinergia con il mondo oncologico ed epatologico è la chiave vincente” e il pensiero va ai professionisti che hanno reso possibili tali traguardi e che ben presto potranno godere di nuovi locali rimodernati all’interno del San Camillo, con una sala operatoria in più e posti letto ad alta intensità di cura. Una condizione ottimale per la vicinanza con le altre specialità con cui il polo trapiantologico interagisce e per la possibilità per i professionisti, di offrire assistenza di qualità elevata.

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