Panico al pronto soccorso dell’ospedale ‘Santa Scolastica’ di Cassino. Tutto è avvenuto il 7 agosto, quando un uomo di 37 anni, mentalmente poco stabile, ha iniziato una lite con il padre che lo accompagnava estraendo un coltello e ha minacciato medici e pazienti. Immediata la reazione dei sindacati: “Ciò che è successo è molto grave e deve far riflettere le istituzioni che ancora non sono intervenute”, ha dichiarato il segretario generale della Cisl Fp di Frosinone Antonio Cuozzo. L’esponente sindacale ha ricordato i numerosi interventi della sua organizzazione sul tema della sicurezza, elencando i molti episodi di aggressione ai sanitari. “Quello di Cassino è solo l’ultimo in ordine temporale ma deve spingere a una profonda riflessione – attacca – chiediamo da anni che si prenda posizione e che vengano istituiti presidi di sicurezza attivi 24 ore su 24, che sono fondamentali per garantire l’incolumità dei pazienti e degli operatori sanitari”. La soluzione proposta dalla Cisl Funzione pubblica di Frosinone è un tavolo di confronto sul tema della sicurezza all’interno dei presidi sanitari, indicando nella “inerzia dei governi regionali che si sono succeduti nel corso degli ultimi 15 anni” la mancanza di azioni concrete e progettualità per risolvere il problema. Un tema che in realtà è stato affrontato dall’attuale esecutivo, che ha invertito la rotta ripristinando i posti di polizia attivi nelle 24 ore all’interno delle aree di pronto soccorso di sei ospedali romani, nell’ambito di un’azione più ampia di potenziamento dei presidi di sicurezza nelle strutture ospedaliere che ha portato negli ultimi 9 mesi da 126 a 189 su tutto il territorio nazionale i poli ospedalieri con posti di polizia, con un aumento di oltre il 50% e l’estensione quasi ovunque dell’orario di servizio dalle 8 alle 20, oltre ai casi di operatività h 24, presenti anche in altre città italiane. Evidentemente, data l’estensione dei fenomeni violenti, l’azione non è ancora sufficiente e il sindacalista ribadisce che “Il tempo delle attese è finito e occorre un atto di responsabilità”.

 

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