Alla Camera il grido di allarme della sanità privata
Appuntamento lunedì 11 alle 16 in conferenza stampa con l’Unione ambulatori e sanità privata
Se la sanità pubblica esplode, quella privata non vuole essere da meno e da tempo ribolle. Causa scatenante del malcontento che serpeggia tra le circa 100mila strutture italiane, con la bellezza di 400mila collaboratori, una serie di rivendicazioni illustrate in ben due partecipati eventi tenutisi a Roma nel corso di quest’anno – il 20 marzo e il 25 settembre – che hanno visto la Uap, Unione ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata, in prima linea nel far convergere al teatro Brancaccio tutti i malumori del settore. E ora l’organizzazione alza il tiro e coinvolge le massime istituzioni, che non si tirano indietro nel rappresentare tali istanze. Per questo lunedì 11 novembre alle 16, su iniziativa del parlamentare Luciano Ciocchetti, vicepresidente della commissione Affari sociali e sanità della Camera, si terrà una conferenza stampa a cui parteciperanno deputati e senatori di tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, insieme ai rappresentanti di una decina di sigle sindacali e ordinistiche del settore, tra cui il presidente dell’Ordine dei medici Filippo Anelli, il vicepresidente di Unindustria Salute Luca Marino, il presidente di Confapi Salute Michele Colaci, la presidente di Anmed Elisa Interlandi e Foad Aodi, attivissimo presidente dell’Amsi, associazione dei medici stranieri in Italia. Pressanti le richieste che la presidente di Uap Mariastella Giorlandino, amministratore di una importante rete di centri clinico-diagnostici e docente universitaria, da tempo sottopone ai decisori politici che finora sembra siano rimasti insensibili a tali istanze. La presidente si sta spendendo da tempo affinché venga costituito un organo di controllo unico a livello nazionale per vigilare sui fondi erogati alle strutture sanitarie, al fine di evitare un totale tracollo della sanità pubblica e di quella privata accreditata e autorizzata. Al riguardo, come fanno notare i titolari delle strutture sanitarie aderenti alla mobilitazione, è bene ricordare che i rimborsi delle prestazioni previste per le strutture sanitarie pubbliche sono gli stessi di quelli stabiliti per la sanità privata accreditata, che non hanno più subìto aggiornamenti da oltre 30 anni e, conseguentemente, tali tariffe non sono più sostenibili per le strutture, soprattutto per quelle pubbliche nelle regioni in piani di rientro. Per tali ragioni, l’Unione ambulatori, “a difesa delle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate e autorizzate – come riporta una nota – ritiene indispensabile una regia unica di controllo per tutto il territorio nazionale, al fine di vigilare sui fondi erogati e sui progetti realizzati, per garantire trasparenza nell’applicazione delle norme, così da tutelare le aziende italiane sane nell’erogazione delle attività sanitarie, secondo i giusti percorsi autorizzativi e nel rispetto della normativa di settore”. Nel mirino, oltre al nomenclatore tariffario non aggiornato, ci sarebbe anche la cosiddetta “farmacia dei servizi”, presidio territoriale in evoluzione, da mero esercizio commerciale a vero e proprio presidio assistenziale di base, che secondo gli esponenti dell’Uap trasformerebbe i farmacisti in medici specialisti “privi di autorizzazioni regionali all’esercizio delle attività sanitarie e degli oltre 420 requisiti richiesti dal decreto legislativo 502 del 1992 – noto come riforma De Lorenzo – e senza assunzione di responsabilità civili e penali nell’erogazione dei propri servizi sanitari”, continua il comunicato, elencando puntualmente le rivendicazioni.