All’Umberto I vige il “triage vaccinale”
Il metodo Pregliasco fa proseliti. La selezione di cittadini in attesa di una visita, un intervento, un esame sulla base delle dosi di farmaco anti Covid ricevute sta prendendo, illegittimamente, sempre più piede nei nostri ospedali, come avvenne mesi fa all’istituto ortopedico Galeazzi di Milano – direttore sanitario Fabrizio Pregliasco brillante protagonista in televisione e radio – salvo poi scuse ufficiali del medico e rettifica dei provvedimenti. Lascia di sasso un avviso della chirurgia generale, plastica e ortopedica del policlinico Umberto I di Roma, diretta da Enrico Fiori. Non sappiamo se ci sia l’avallo del professore, di fatto le imbarazzanti indicazioni, circa la priorità con cui essere chiamati a visita, lasciano trapelare un criterio di selezione che nulla ha a che vedere con il giuramento di Ippocrate. In primo luogo, si chiede ai pazienti di esibire il green pass all’accoglienza ma, a quanto risulta, le cure dovrebbero essere garantite a tutti senza bizzarre gerarchie: vaccinati, non vaccinati, mono, bi e tri-vaccinati, malati poi guariti e immunizzati, immunizzati poi malati e guariti, insomma tutta la casistica a cui ci ha abituato l’insidioso quanto imprevedibile virus da Sars-CoV2 in combutta con le ancor più bizzarre disposizioni governative per il rilascio della carta verde. A quanto pare le direttive, che portano la firma di Marcello Accordino, non riflettono criteri di selezione dei chiamati a visita sulla base dell’urgenza ma, bontà del professore, l’avviso si premura di ricordare che comunque, “anche in caso di green pass scaduto o pazienti non vaccinati le cure saranno in ogni caso garantite a tutti”. Ci mancherebbe. Nel cartello si sottolinea però che “questi pazienti saranno invitati ad attendere nella sala al piano terra e saranno chiamati, per la prestazione, come ultimi nella giornata lavorativa”. Tal quale, si applica il medesimo criterio adottato mesi fa all’Istituto di ricovero e cura milanese, su disposizione di Pregliasco, un vero e proprio “triage vaccinale” per cui chi aveva completato il ciclo di inoculazioni prendeva il posto – nella esecuzione dell’intervento operatorio – di chi era soltanto a due somministrazioni o magari non inoculato, sebbene con precedenza nella lista di attesa. Niente operazione, ancorché urgente, a dispregio di ogni criterio di correttezza e legalità. Soprattutto a dispregio della scienza, visti i risultati dei prodotti inoculati, che spesso non immunizzano affatto contro le varianti o perdono ben presto i propri effetti sterilizzanti. Soltanto dopo l’esplosione del caso mediatico, grazie alla trasmissione “Fuori dal coro” condotta da Mario Giordano su Retequattro e al quotidiano “La Verità” il direttore Pregliasco ha fatto marcia indietro, con tanto di scuse via lettera al giornale diretto da Maurizio Belpietro e ha ritirato la circolare, rettificando i criteri di scelta sulla base della effettiva necessità. C’è da augurarsi che anche i colleghi di Roma abbiano letto la lettera e si apprestino a chiedere scusa per l’inopportuno avviso. Molto più democraticamente, non escludono i pazienti privi di carta verde dalla presa in carico, ma un filino di discriminazione vaccinale, in quella chiamata “per ultimi” ci sta tutta.