Alzheimer, XXX Giornata mondiale tra problemi irrisolti e vaghe certezze. Numerose le iniziative in tutta Italia che, a ridosso del 21 settembre, hanno riacceso il faro su questa insidiosa patologia, che secondo i dati Oms affligge 55 milioni di persone nel mondo e in Europa occidentale è la terza causa di morte tra gli over 65. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, si stima che nel nostro continente, la demenza di Alzheimer (DA) rappresenti il 54% di tutte le demenze, con prevalenza nella popolazione ultrasessantacinquenne del 4,4% e nei soggetti di sesso femminile, che aumenta con l’aumentare dell’età. Un fenomeno devastante – considerato anche l’innalzamento della vita media – verso il quale si deve fare in prevalenza affidamento sulla prevenzione, l’assistenza e una rete di servizi efficienti sul territorio, considerato lo scarso successo delle terapie farmacologiche. Dell’argomento si è trattato a Roma, il 20 settembre nel convegno “Agorà Alzheimer: come si possono classificare le demenze. Quale futuro per pazienti e caregivers”, promosso dalla Associazione “Sos Alzheimer”, presso la sala del refettorio della Camera dei deputati. Un dibattito articolato su svariati temi, su cui si sono confrontati rappresentanti delle istituzioni, degli ordini professionali, tra cui medici e giornalisti, delle associazioni dei pazienti, dei cittadini ed esperti del settore: neurologi, farmacologi e psicologi. Al centro la presa in carico del paziente, da invocare in modo uniforme su tutto il territorio nazionale e gli sforzi delle Regioni tra cui il Lazio, in cui presto diventerà legge una proposta sottoscritta dall’assessore ai Servizi sociali, alla persona e disabilità Massimiliano Maselli, che mette al centro la figura dell’assistente “caregiver” la cui attività non gode ancora di precisa regolamentazione. Il Lazio, negli ultimi anni, ha sostenuto il percorso riservato alle demenze, stanziando dal 2019 al 2022 più di 21 milioni. “Bisogna assicurare la presa in carico del paziente – ha esordito l’assessore – puntando sulla integrazione sociosanitaria, che è un obiettivo della giunta presieduta da Francesco Rocca”. Altro traguardo, la corretta destinazione degli ulteriori fondi messi a disposizione con la legge di Bilancio 178 del 30 dicembre 2020, in totale 15 milioni da ripartire tra tutte le Regioni – per il Lazio sono stanziati 985mila euro – che consentiranno un ulteriore progresso nella gestione dei pazienti, grazie alla stesura delle Linee Guida sulla diagnosi e il trattamento delle demenze. Un risultato ottenuto con la collaborazione delle associazioni di malati, delle famiglie, delle società scientifiche. Quel lavoro di rete, invocato dal presidente dell’Ordine dei medici di Roma e provincia Antonio Magi, che ha sottolineato la necessità di “fare rete e lavorare nel segno della multidisciplinarietà”. Un intento fortemente perseguito dall’Istituto Superiore di Sanità, impegnato in quella che Nicola Vanacore, responsabile dell’Osservatorio demenze dello stesso Istituto ha definito “Una importante operazione di sanità pubblica sulle demenze, con la dotazione di 15 milioni”, sottolineando il ruolo che avranno le linee guida pubblicate entro fine anno, per la diagnosi e il trattamento della patologia. Un ruolo importante, nella sensibilizzazione e nella prevenzione può averlo l’informazione, come ha sottolineato Stefano Ferrante dell’Associazione Stampa Romana che ha rilevato come la “realtà legata alle demenze sia raccontata poco e male”, a cui si è unito Giovanni Caprara dell’Ugis, Unione giornalisti scientifici che ha lamentato “una scarsa sensibilità dei media per la scienza”. Un gap, parzialmente compensato grazie al libro “La mente umana: fragilità e mistero”, con cui Maria Grazia Giordano, portavoce di “Sos Alzheimer, ci introduce nei percorsi oscuri delle demenze, esaminandone gli aspetti clinici, assistenziali e sociali. Soprattutto ci mette in guardia dal sovrapporre le demenze alla malattia psichiatrica, un equivoco nefasto per la presa in carico e l’adeguato approccio terapeutico.

 

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