L’Alzheimer è una delle forme di demenza più diffuse: si stima che, in tutto il mondo, ne siano affetti 18 milioni di persone, di cui circa 700mila solo in Italia. Nel Lazio si contano circa 100mila casi, con diagnosi di demenza lieve, moderata e grave, a cui si aggiungono circa 70mila casi rilevati di soggetti con lieve deterioramento cognitivo, che necessitano di approfondimento e monitoraggio presso i servizi dedicati. Il numero di persone che soffrono di demenza è destinato a triplicarsi entro il 2050, per questo tra esperti e istituzioni si va sempre più diffondendo l’idea di porre un argine a tale piaga fortemente invalidante, con notevoli riflessi negativi sulla collettività. Soprattutto, si spinge per la diagnosi precoce per cui si stanno sperimentando nuove strade. Tra le più accreditate, l’adozione del progetto “Interceptor”, uno studio multicentrico  promosso dal ministero della Salute e da Aifa, l’Agenzia Italiana del farmaco, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e Aima, l’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer. Lo studio, attraverso biomarcatori e test neuropsicologici, permette di diagnosticare in fase precoce la malattia in persone con un iniziale disturbo cognitivo lieve (Mci).  Fare una diagnosi precoce è fondamentale, in assenza di specifiche cure, per modificare stili di vita, promuovere interventi preventivi e avviare percorsi terapeutici con tempestività atti a rallentare l’evoluzione del processo degenerativo. Sul tema, il vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera Luciano Ciocchetti ha presentato una interrogazione al ministro della Salute Orazio Schillaci “per sapere se si intenda promuovere la valorizzazione e l’adozione del progetto Interceptor – è scritto nel testo dell’interrogazione – quale strumento di riferimento per la diagnosi precoce e la stratificazione del rischio nei soggetti con Mci, cioè con una condizione che può rappresentare una fase prodromica della malattia di Alzheimer”. Soprattutto, si vuole capire se si intenda “sostenere il finanziamento dell’Interceptor 2.0, al fine di validare e implementare su scala nazionale il modello di stratificazione proposto, in vista dell’introduzione di farmaci ad alto costo e ad alto impatto clinico (…)”, chiede Ciocchetti, al fine di “ottimizzare l’uso delle specialità contenere la spesa pubblica e garantire un impiego etico e clinicamente giustificato della terapia”. Senza dimenticare l’appropriatezza e l’uso etico dei nuovi trattamenti, evitando rischi per i pazienti e assicurando un accesso equo alle innovazioni terapeutiche”, conclude l’interrogazione. (Nella foto: “Sulla soglia dell’eternità”, Vincent Van Gogh 1890, Museo Kröller-Müller di Otterlo)

 

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