Un incidente fortunatamente non grave ma imbarazzante è stata la risposta nei soccorsi. Un turista milanese in visita a Roma, infortunatosi su una scala mobile della stazione Termini, ha dovuto attendere 2 ore e 50 minuti per essere soccorso in ambulanza. Un disservizio che fa notizia ma che notizia, purtroppo, non è per gli addetti ai lavori: è mera consuetudine. Interpellando alcuni operatori della centrale telefonica del 118 della Capitale, abbiamo appreso che ogni anno, a dicembre, si ripete sempre la stessa storia. Caduto a terra intorno alle 11 e prelevato dall’ambulanza alle 13:50, il 78enne Vincenzo S. ha riportato una sospetta frattura alla rotula ed è rimasto a terra perché sarebbe stato troppo pericoloso spostarlo. Prima di lui, altre 70 richieste di intervento, ritenute prioritarie dagli operatori dell’emergenza, attendevano di essere soddisfatte. “Non è una novità nel mese dicembre” racconta Vittoria, la chiameremo così, l’operatrice che raccoglie le chiamate e provvede alla ricerca del primo mezzo libero da inviare. “Da anni assistiamo alla stessa manifestazione di impotenza con le ambulanze bloccate nei pronto soccorso e i malati che rimangono parcheggiati sulle barelle in attesa di un posto letto difficile da reperire”, continua rassegnata. Fanno la loro parte i ricoveri per le malattie di stagione a cui si è aggiunto il Covid e ora, con l’emergenza creatasi con l’incendio all’ospedale di Tivoli e il trasferimento dei pazienti negli ospedali romani, la situazione è arrivata a saturazione. Dalla centrale dell’azienda di soccorso Ares 118, riceviamo una conferma sulla “dilatazione dei tempi di attesa delle ambulanze destinate ai casi di minor gravità”, i cosiddetti codici verdi o bianchi. Nel gennaio scorso, i sindacati di base avevano avanzato richiesta alla direzione aziendale per la dotazione di ben 344 barellieri, per rinforzare gli equipaggi dei mezzi di soccorso, privati dal 2015 di tale figura a causa dei tagli lineari per ridurre il deficit del bilancio regionale. Una richiesta che il sindacato Usb aveva avanzato da anni alla Regione Lazio, sempre rimasta inascoltata.

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