Sono più di settemila le richieste di medici e infermieri italiani che, negli ultimi cinque anni, hanno manifestato la volontà di trasferirsi all’estero. Le istanze, pervenute all’Associazione dei medici stranieri in Italia (Amsi), provengono sia dal settore pubblico che dal privato. A renderlo noto il presidente Foad Aodi (nella foto), che ha evidenziato l’impegno di Amsi che monitora costantemente la situazione.  Le richieste provengono principalmente da Veneto, Lombardia, Puglia, Calabria, Sicilia, Lazio e Piemonte. Le specialità più ambite sono, nell’ordine: pronto soccorso, area emergenza, rianimazione, radiologia, cardiologia, ortopedia, pneumologia, nefrologia, oncologia e chirurgia generale. Si stima nel 40% l’aumento di camici bianchi intenzionati a lasciare le corsie del nostro Paese. Le motivazioni principali dell’auspicato esodo riguardano innanzitutto l’insoddisfazione e la mancata valorizzazione, gli stipendi bassi rispetto alla media europea, la difficoltà di accesso alle scuole di specializzazione e la volontà di acquisire esperienze a livello internazionale. Contestualmente, è aumentato il numero dei medici ed infermieri stranieri che stanno arrivando in Italia in quanto i nostri ospedali da tempo sono in sofferenza. Per questo è lo stesso Aodi a fare appello al governo Meloni, a nome di Amsi e dell’associazione “Uniti per unire”, affinché si studino soluzioni urgenti tendenti a coprire i vuoti in organico, con un occhio al futuro delle nostre strutture sanitarie. “Eliminiamo le barriere burocratiche – raccomanda il professore – e agevoliamo i professionisti stranieri che vogliono impegnarsi per la sanità italiana. Occorre abbreviare l’iter per il riconoscimento dei titoli conseguiti all’estero e affrontare il problema del precariato”. Aodi sostiene inoltre una migliore programmazione, a cominciare dal numero chiuso alla facoltà di Medicina, con un occhio attento alle esigenze del mercato, specie per le specializzazioni più richieste. “Abbandoniamo i luoghi comuni – conclude Aodi – che rendono difficile l’accesso dei medici stranieri nel Servizio sanitario italiano”.

 

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