Amsi, Aodi: proposte per salvare la sanità pubblica
Il presidente di Amsi e membro della commissione Salute Globale di Fnomceo sulla carenza medici
Medici in Italia: una fotografia impietosa la presenta l’Amsi, associazione medici stranieri e propone soluzioni su cui lavorare: si registra un aumento del 30% dell’abbandono della sanità pubblica da parte di medici ed infermieri; contestualmente, c’è un aumento del 35% dei medici ed infermieri che vanno a lavorare all’estero, sia in Europa che nei paesi arabi. È diminuito del 50% l’arrivo degli studenti stranieri per le facoltà scientifiche in Italia per motivi legati al numero chiuso nell’accesso e per problemi economici relativi in particolare all’affitto di una casa o di un posto letto. Sono più di 150 i medici, infermieri e fisioterapisti arrivati in Italia grazie all’accordo di reciprocità Italia-Egitto mentre è diminuito del 50% il numero dei professionisti della sanità che arrivano dai paesi dell’Est e dell’Africa, tranne Egitto, Tunisia, Marocco e Libia. I responsabili dell’Amsi sottolineano inoltre che ci sono più di 600 mila medici di origine straniera in Europa e la maggioranza dei camici bianchi si trasferisce in Francia, Germania, Belgio, Inghilterra, Olanda, Scozia e Spagna. “Siamo d’accordo con l’analisi del ministro Orazio Schillaci per quanto riguarda la carenza medici – dichiara il presidente Amsi Foad Aodi – è mancata la programmazione per prevenire e curare il fenomeno e le sue cause che vengono da lontano e non si riferiscono soltanto al periodo della Pandemia. Urgono soluzioni immediate per evitare altre chiusure di ospedali e dipartimenti. Ė prevista la dismissione di più di 100 strutture nei prossimi 5 anni se le cose non cambieranno. Per questo urge coinvolgere, valorizzare e tutelare i professionisti sanitari medici e infermieri di origine straniera che operano già in Italia per frenare l’emorragia dei camici bianchi dalla sanità pubblica. Occorre aumentare gli stipendi dei professionisti della sanità, combattere il pericolo di aggressioni, specie in pronto soccorso e contrastare la medicina difensiva per superare il fenomeno della disaffezione verso il Servizio sanitario nazionale”, conclude il professor Aodi.