Amsi: medici stranieri, facciamo il punto
“Sono in continuo aumento le richieste di medici specialisti da parte di Asl e ospedali italiani, specie per il pronto soccorso, l’anestesia e rianimazione, la radiologia e l’ortopedia, come crescono di giorno in giorno le offerte di lavoro per infermieri da impiegare nelle Rsa e nelle strutture private”. Lo dichiara Foad Aodi, presidente di Amsi, associazione dei medici stranieri in Italia e membro della commissione “Salute globale” della Federazione nazionale dei medici chirurghi, che sottolinea come alle richieste corrisponda la disponibilità al trasferimento nel nostro Paese da parte di molti sanitari provenienti da Argentina, Siria, Libia, Egitto, Marocco, Tunisia, Palestina e da molte altre aree dell’Africa. Da tempo Aodi si batte affinché siano semplificate le procedure per rendere possibile l’assunzione nei ruoli del Servizio sanitario nazionale di professionisti di origine straniera che conoscano la nostra lingua, rispondendo così a una atavica carenza di camici bianchi che Amsi denuncia da almeno dieci anni. “Dobbiamo rispettare diritti e doveri di tutti i professionisti della sanità italiana e di origine straniera – scrive Aodi in un comunicato – e combattere, allo stesso tempo, le fughe dall’estero dei camici bianchi. Così come dobbiamo evitare massicci esodi dalle strutture pubbliche dei medici specialisti italiani, garantendo loro più sicurezza e valorizzandone il ruolo, cosa che non sempre si è verificata durante la pandemia”. Il presidente rivolge poi alle aziende Asl Roma 3 e Roma 4 e al San Giovanni Addolorata, il proprio apprezzamento per aver aderito all’accordo Regione-Amsi, volto alla pubblicazione di un bando per il reclutamento di specialisti stranieri e non comunitari. In soccorso dei numerosi sanitari che hanno risposto al bando o che intendono comunque essere inseriti in strutture sanitarie pubbliche e private, l’Amsi ha messo a disposizione uno sportello informativo, che ha fronteggiato anche l’emergenza legata ai medici ucraini in fuga dal loro paese, che offrono disponibilità ad operare in Italia. Contestualmente, Aodi ha stigmatizzato la “situazione molto grave che si sta creando nei confronti dei professionisti della sanità di origine russa in Italia e in Europa. Da notizie giornalistiche abbiamo appreso che sarebbero in corso discriminazioni da parte di società scientifiche nei confronti dei sanitari russi – sostiene il presidente – chiediamo di verificare subito la veridicità di tali affermazioni, che riferiscono di intolleranze di vario tipo che sarebbero aumentate del 40% dall’inizio dell’attacco”. Secondo il professore, numerosi sanitari avrebbero segnalato una crescente ostilità legata all’inasprirsi del conflitto Russia Ucraina. “Sono segnalazioni arrivate dai nostri associati – spiega Aodi – che hanno sempre ribadito il proprio impegno a favore della pace. Cedere alle discriminazioni, sarebbe una sconfitta per la medicina e la sanità”, chiosa il professore, ribadendo la sua opposizione al paventato allontanamento di medici russi dalle società scientifiche. (Nella foto: Foad Aodi)