Anagni, Fichera: “Riaprire subito l’Ospedale Civile”
Dal 2010 la struttura deve essere riconvertita in ospedale distrettuale. Il consigliere regionale interroga Zingaretti
Frosinone: è allerta sanitario nella provincia nord. La carenza di posti letto e la scomparsa di numerosi presidi territoriali mette in crisi l’offerta di prestazioni e dei livelli essenziali di assistenza, obbligatori per legge. Lo spiega, nell’interrogazione dell’11 ottobre, il consigliere regionale Daniele Fichera del gruppo Psi per Zingaretti, che chiede al presidente della Regione Lazio se ci siano probabilità di una riconversione dell’ospedale di Anagni in presidio distrettuale di 2° livello, come stabilito dal decreto 80 del 2010 della giunta Polverini. Nel documento si prevede un punto di primo intervento e postazione del 118 con trasporto in ambulanza in ospedali attrezzati in caso di emergenza. Fanno parte del pacchetto anche il settore ambulatoriale da potenziare, insieme alla degenza infermieristica, per assicurare la presa in carico di casi assistenziali di minore complessità. Negli ultimi cinque anni oltre al presidio della città dei Papi, sono stati chiusi gli ospedali di Pontecorvo, Isola del Liri, Atina, Ceccano, due strutture di riabilitazione a Ceprano e Ferentino. Una sciagura per i cittadini del frusinate, territorio con età media elevata e palpabili difficoltà nella mobilità, specie nei mesi invernali. Con conseguente aggravio dei nosocomi ancora aperti: Alatri, Frosinone, Sora e Cassino “con costanti picchi di sovraffollamento, tali da mettere a rischio la salute dei cittadini”, riferisce Fichera nell’interrogazione. Tanto che la Asl di Frosinone è stata costretta a siglare a maggio di quest’anno un protocollo di intesa con strutture private per consentire il ricovero di pazienti in sovrannumero. Il tutto, in nome della contrazione della spesa e del rispetto del piano di rientro, applicato forse con poca flessibilità. Da sempre infatti, questa area del Lazio è afflitta da una conclamata emergenza, causa l’inquinamento del fiume Sacco, con “impatto sull’ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico”, come sancito dal decreto della presidenza del Consiglio dei ministri del 19 maggio 2005. Non c’è più tempo: l’ansia dei cittadini per la propria salute potrà essere placata soltanto con una sollecita risposta e, soprattutto, con la concreta riapertura dell’ospedale.