Era scritto, nero su bianco nel 2015, in un atto aziendale predisposto dall’allora direttore generale della Asl di Frosinone Isabella Mastrobuono. All’ospedale di Anagni potranno essere attivati, possibilmente, servizi essenziali quali un poliambulatorio specialistico, un punto per gli screening oncologici, un centro dialisi, un laboratorio analisi per le emergenze, una radiologia dotata di sistemi di teleconsulto e telediagnosi, l’attivazione del day service, della day surgery e della chirurgia ambulatoriale, un punto di primo intervento aperto nelle 24 ore con posti letto di osservazione breve intensiva e un centro di sorveglianza sanitaria su possibili patologie legate a condizioni ambientali della Valle del Sacco. L’atto aziendale non era il solo documento che suggeriva la riattivazione di quanto inopinatamente sottratto a un bacino di utenza di 80mila residenti. Anche il Consiglio di Stato, con ordinanza del 2011, si era espresso contro la chiusura dell’ospedale della città dei papi. Un territorio fortemente penalizzato quello dell’area nord della provincia frusinate; si pensi che tra il 2011 e il 2015, oltre ad Anagni, sono stati chiusi gli ospedali di Pontecorvo, Isola del Liri, Atina, Ceccano, due strutture di riabilitazione a Ceprano e Ferentino, con gravi disagi per i cittadini, di età media elevata e palpabili difficoltà nella mobilità, specie nei mesi invernali. Per questo i rappresentanti del “Comitato salviamo l’ospedale di Anagni”, insieme ad altre realtà associative del territorio – tra cui Anagni viva, Scuola Futura, Associazione per il diritto alla Salute, Residenti di Colleferro e Reti di tutela Valle del Sacco – nel rivolgere un indirizzo di benvenuto al nuovo direttore generale della Asl di Frosinone Angelo Aliquò hanno chiesto di essere ricevuti per sottoporre al manager le proprie istanze, sempre disattese da amministratori e politici locali. Primo obiettivo, ottenere i servizi atti a garantire i cosiddetti Lea (livelli essenziali di assistenza) come il pronto soccorso, il laboratorio analisi, la radiologia, la medicina generale, la chirurgia in day hospital, l’anestesia e una sala operatoria. Presidi irrinunciabili per i nove comuni privati da anni dei servizi di base, in una delle zone più inquinate d’Italia, caratterizzata da una vivace mobilità dovuta alla vicina autostrada A1, all’alta velocità, a linee regionali e afflitta da un alto indice di incidenti.

 

 

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