Iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo. Il radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi e l’altro medico della équipe Maria Chiara Colaiacomo, insieme al cardiologo Guido Laudani, secondo la perizia medico-legale relativa alla tragica morte di Andrea Purgatori “refertarono non correttamente l’esame di risonanza magnetica dell’8 maggio 2023 per imperizia e imprudenza”. Ma c’è di più: anche gli esami del 6 giugno e dell’8 luglio risulterebbero viziati per imperizia. Non è escluso da questa catena di errori, il cardiologo Laudani che, per i periti “effettuò approfondimenti diagnostici insufficienti”. “Una catastrofica sequela di errori ed omissioni”,  per i medici legali, avrebbe “prodotto carenze terapeutiche significative nella gestione del paziente”. Un trattamento adeguato e tempestivo, secondo gli esperti, confortati da autorevole letteratura scientifica, “avrebbe offerto al giornalista una aspettativa di sopravvivenza all’anno dell’80%”. Una sorte del tutto diversa rispetto al drammatico declino verificatosi in pochi mesi, dopo un calvario per Purgatori, tra maggio e luglio 2023 fatto di visite, analisi, esami caratterizzati da “sviste critiche che, a parere degli esperti, avrebbero contribuito in maniera decisiva al suo decesso”. I problemi riscontrati si focalizzano soprattutto sulla presunta errata interpretazione delle risonanze magnetiche effettuate l’8 maggio, il 6 giugno e l’8 luglio 2023, errori classificati come frutto di imperizia e imprudenza. Con un approccio diagnostico e terapeutico più preciso, secondo il giudizio medico-legale, si sarebbe potuto evitare il drammatico tracollo delle condizioni di salute del conduttore televisivo. In particolare, è stata addebitata al cardiologo Laudani la responsabilità di aver diagnosticato una fibrillazione atriale, causa errata interpretazione di un esame holter (elettrocardiogramma dinamico, ndr), che ha indotto lo specialista alla prescrizione di un trattamento anticoagulante, rivelatosi potenzialmente fatale in quanto la patologia cardiaca di Purgatori era in realtà una endocardite, affezione in cui tali farmaci sono assolutamente controindicati. Tale fatale errore, ha condotto secondo i periti a “un totale oscuramento del contesto clinico complessivo”, scelte terapeutiche che hanno “complicato il quadro clinico del paziente causandone la repentina morte, quando, con maggiore perizia, l’endocardite avrebbe potuto essere diagnosticata nel giugno 2023 o addirittura a maggio – qualora i neuroradiologi avessero correttamente valutato l’esito degli accertamenti svolti l’8 di quel mese – e adeguatamente curata. Infine, sotto la lente dei periti la dimissione dal ricovero di luglio, nonostante un prelievo di alcuni giorni prima avesse evidenziato “una severa anemia che avrebbe controindicato la dimissione”. Un materiale, quello che emerge dalla perizia medico-legale disposta dal gip del tribunale di Roma, che impegnerà enormemente la Procura che ha disposto l’indagine, per arrivare a un’auspicabile individuazione di responsabilità. (Nella foto: Andrea Purgatori)

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