Invecchiamento attivo: prove di integrazione sociosanitaria. Nel Lazio si traccia un primo bilancio della sperimentazione partita in tre Asl e in un grande ospedale: la Roma 1, la Roma 2, la Asl Roma 5 nell’area metropolitana di Tivoli e dintorni e il Policlinico Tor Vergata. Parole d’ordine fragilità, domiciliarità, non autosufficienza, integrazione. La legge 33 del 23 marzo 2023 “Legge delega per la riforma dell’assistenza agli anziani”, mira a semplificare le procedure per l’accesso ai servizi e promuove il coordinamento delle cure rivolte alle persone della Terza età, che finora si sono trovate di fronte al muro di gomma della burocrazia e della complessità delle procedure. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce “l’invecchiamento attivo” come la capacità di invecchiare restando in buona salute, godendo di una buona qualità della vita, sfruttando al meglio il proprio potenziale fisico, sociale e mentale lungo tutto il corso della vita, partecipando secondo i propri bisogni, desideri e capacità. La Regione Lazio, allineatasi a tale indicazione, sostiene tale innovativa pratica e, attraverso l’erogazione di contributi, assicura interventi che mirano a migliorare l’autosufficienza e il recupero psico-fisico della persona anziana. Di grande rilievo, il progetto sperimentale partito un anno fa dall’’ospedale San Gallicano, occasione in cui la Fiaso – Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere che vede, tra gli associati, i due terzi delle realtà sanitarie italiane – ha proposto di guidare la sperimentazione di politiche compatibili con modelli di sanità sostenibile. A fare il bilancio di questo primo periodo di attività, il 4 marzo scorso, presso il salone del Commendatore della Asl Roma 1, insieme ai vertici Fiaso monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Commissione per la riforma assistenza anziani del ministero della Salute, gli assessori alle Politiche sociali del Comune di Roma e della Regione Lazio Barbara Funari e Massimiliano Maselli, rappresentanti delle Asl e del dicastero di lungotevere Ripa. Le relazioni presentate, hanno illustrato in concreto i vari step dei progetti oggetto della sperimentazione: “La presa in carico clinico-assistenziale e nuovi modelli per le cure a domicilio, nuove piattaforme di integrazione e sussidiarietà, continuità ospedale-territorio, riduzione inappropriatezza accessi in pronto soccorso”, a cura di Paolo Parente della Asl Roma 1, Maria Franca Mulas della Asl Roma 2, si è soffermata sugli strumenti di programmazione orientati all’equità sociale e di genere mentre Tor Vergata e la Asl Roma 5, con Franco Cortellessa, hanno illustrato i metodi di “Valutazione multidimensionale della fragilità e presa in carico territoriale dei pazienti over 65. Temi complessi, come complesso è il lavoro svolto, secondo l’assessore Maselli. “Conosciamo la nostra popolazione – ha commentato il titolare delle Politiche sociali del Lazio – sappiamo che il 73% delle persone ha bisogno di prevalentemente di prevenzione, dobbiamo quindi concentrarci su quel 27% di cittadinanza che ha bisogno di essere seguita con un piano di assistenza individuale. Le tre sperimentazioni della Regione Lazio vanno in questa direzione, si tratta di una vera integrazione sociosanitaria”.

 

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