Anche un punto nascita, luogo fonte della vita, può assumere il connotato di un simbolo politico. Lo sanno bene i cittadini di Anzio e Nettuno, insieme a tutti i vacanzieri che in estate affollano il litorale a sud di Roma. Da tempo il reparto Maternità degli ospedali riuniti amministrati dalla Asl Roma 6 è in fase di dismissione. Per questo è in corso una battaglia che vede schierati numerosi residenti a difesa dell’indispensabile reparto che l’atto aziendale (regolamento di organizzazione, ndr) della Asl relativo al triennio 2021-2023, predisposto nella precedente gestione, “vedrebbe depotenziato – sostengono i cittadini in un documento – in favore dell’ospedale di Velletri”. Tanto che la riapertura delle sale parto del Colombo, attesa con trepidazione dai veliterni il 23 novembre e poi rinviata, si è prepotentemente inserita nella campagna elettorale per il ballottaggio dell’1 e 2 dicembre tra i candidati a sindaco dei due comuni, Anzio e Nettuno, che hanno visto i propri consigli sciolti per “accertate infiltrazioni mafiose”. Non senza accenni di guerre di campanile, comprensibilmente cavalcate dalle due parti in campagna elettorale, il “Comitato per la riapertura del punto nascita dei Riuniti Anzio Nettuno” si è attivato per una raccolta di firme che ha visto ben presto 5.000 sottoscrizioni, un numero record per una città di 59mila residenti. La mobilitazione ha avuto come valida risposta da parte delle istituzioni, un ordine del giorno a firma della consigliera regionale del Polo progressista Alessandra Zeppieri (nella foto), votato all’unanimità dal Consiglio regionale del Lazio, che ha, quale oggetto il “mantenimento e implementazione di un servizio fondamentale per Anzio e Nettuno”. Un bacino di 100mila abitanti che aumentano esponenzialmente nei mesi estivi. “Il segnale politico è stato importante, sia verso Anzio e Nettuno che non possono rinunciare a un reparto maternità – ha commentato l’esponente della opposizione in Consiglio regionale – sia per l’idea di un servizio sanitario il cui obiettivo non può solo essere la razionalizzazione, ma tornare a essere presidio di assistenza nei territori”. Le fanno eco i cittadini dei comitati in difesa del punto nascita, che nel documento ribadiscono: “Riaprire il punto nascita significa permettere a molte famiglie di vivere questo momento speciale vicino casa, con la serenità e la sicurezza che un ospedale locale può offrire” e hanno accolto con soddisfazione il voto positivo dell’assise regionale. Fermo restando l’impegno più importante: reperire lo stanziamento dei fondi in bilancio, necessari a dare realmente vita al provvedimento.

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