Ares 118 e Croce rossa, un rapporto contrastato
Come nei grandi amori, anche le rotture più dolorose possono ricomporsi. Tra il 118, agenzia regionale di emergenza sanitaria e la Croce rossa provinciale sembra scoppiata la pace. Dal 1 agosto 2012 dovrebbe ripartire una convenzione senza bando di gara europeo, come previsto dalla normativa di settore per l’affidamento del servizio, e scoppia la polemica. La storia parte dal 30 settembre scorso, data di recesso del contratto con il 118 da parte della Cri, quando l’azienda di emergenza regionale messa in difficoltà, fece ricorso a società private: la Croce blu, la Croce bianca Italia, la Nuova Croce verde romana, la Croce medica italiana, la Sea (Sanità emergenza ambulanze) e la società San Paolo della Croce di Sora. Il capitolato di gara, previsto per il prossimo luglio, impone agli operatori privati investimenti tecnologici per 2,5 milioni di euro per l’acquisto di defibrillatori, ecografi, apparati radio, geolocalizzazione dei mezzi, investimenti che le varie Croci avrebbero già effettuato nelle more di espletamento del bando, richiamato più volte nell’attuale convenzione. Si tratta infatti di garantire la professionalità degli esercenti l’attività di soccorso e prevedere clausole di salvaguardia per gli operatori di ambulanza ex Cri, transitati dall’ente alle stesse società, che verrebbero assorbiti dagli aggiudicatari della gara. Il tutto con base d’asta di 19 milioni di euro e pagamenti legati all’effettivo utilizzo, da parte dell’Ares, dei mezzi di soccorso, compreso il progetto “mare sicuro” – da attuare sul litorale del Lazio nei mesi estivi – del valore di circa 2 milioni di euro e con prevedibili ribassi in sede di offerte. Sembra che il protocollo firmato da Antonio De Santis, direttore generale del 118 e il commissario della Croce Rossa Francesco Rocca il 29 marzo 2012 impegni l’Ares a utilizzare i servizi Cri per l’emergenza sanitaria al costo di 19,5 milioni di euro, bypassando la gara in quanto la Cri è un ente pubblico; il soccorso in acqua sarebbe garantito attraverso convenzioni ad hoc, come riportato nell’allegato 1 del documento. La notizia, trapelata in via ufficiosa, ha messo in allarme sindacati e consiglieri regionali. Si teme per il futuro del 118, prefigurando uno scenario in cui molti servizi vengono appaltati all’esterno. Per questo motivo Giuseppe Rossodivita, consigliere della lista Bonino-Pannella, ha presentato una interrogazione urgente alla presidente Renata Polverini, in cui chiede di conoscere i termini esatti dell’accordo.
“Convenzione a lungo termine? Faremo ricorso”
Potrebbero partire numerosi ricorsi da parte delle Croci private per la disparità di trattamento
Le condizioni generali dell’accordo tra 118 e Cri prevedono l’affidamento prioritario dell’emergenza ordinaria, a chiamata e nei grandi eventi o maxiemergenze. Strumenti operativi: ambulanze base e centro mobile di rianimazione, auto e moto mediche, ambulanza neonatale. Con convenzioni ad hoc potrebbero entrare in funzione biciclette “di soccorso” nei parchi, fuoristrada, idro-ambulanze e moto d’acqua ma anche posti medici avanzati, squadre “appiedate” per soccorsi in zona impervia e operatori di soccorso in acqua. E inoltre servizi di prevenzione sul territorio rivolti alle fasce deboli. Punto nodale dell’accordo: “la Cri può operare mantenendo il corretto equilibrio tra personale volontario e personale dipendente, per preservare la forte spinta umanitaria e allo stesso tempo contenere la spesa”. Il tutto richiedendo “la sola copertura dei costi di gestione del servizio”. Si tratta ora di bilanciare il rapporto costi/qualità tra l’offerta della Cri e le Croci private, che hanno già investito milioni per l’adeguamento. In tempi di piano di rientro è d’obbligo.