Regione Lazio ultimi fuochi. Sebbene il commissariamento sia finito da tempo, permane un deficit sanitario significativo, a cui gli impietosi conti in rosso di Asl e ospedali del Lazio ci hanno messo di fronte. Contestualmente, va avanti la nefasta politica di tagli, ridimensionamenti e soppressioni, sebbene ci si trovi in zona Cesarini, ovvero agli sgoccioli della legislatura. Questa volta tocca ai presidi della Asl di Frosinone, su cui lancia l’allarme il consigliere regionale del Lazio Pasquale Ciacciarelli, con una nota in cui fa presente “la ennesima penalizzazione per gli ospedali”. Sotto la lente di ingrandimento il nosocomio di Cassino, a causa di quanto previsto dall’atto aziendale pubblicato dalla direzione della Asl – una sorta di regolamento organizzativo interno – da cui si evincerebbe un potenziale ridimensionamento della struttura. “Esaminando il documento – esordisce l’esponente della Lega – emergono sostanziali modifiche alla struttura ospedaliera, l’ennesimo schiaffo all’area sud della provincia”. In sintesi: per quanto attiene all’area medica la gastroenterologia da struttura complessa diverrebbe unità operativa semplice gastroenterologia, epatologia; area chirurgica. Peggior sorte toccherebbe alla unità operativa semplice chirurgia a indirizzo oncologico che sarebbe soppressa, così come la endoscopia digestiva. Identico trattamento per la unità semplice endoscopia urologica che viene trasformata in unità semplice di urologia. Tradotto dal linguaggio burocratico: meno servizi, con minor rilevanza e un sicuro danno per i cittadini costretti, per indagini più approfondite e la cura di patologie oncologiche, a sopportare una via crucis non certo piacevole. “Tagli su tagli a danno dei cittadini – attacca ancora il consigliere – parliamo di un’utenza molto ampia che necessita di servizi di prossimità”. Per questo chiede la modifica dell’atto aziendale “che va assolutamente emendato – continua nel comunicato – salvaguardando tutti i servizi e l’offerta qualitativa”. Senza considerare poi l’ulteriore smacco, costituito dal ridimensionamento del pronto soccorso dell’ospedale di Alatri, declassato a primo soccorso, secondo il decreto del ministero della Salute numero 70 del 2015, che ha desertificato i territori di provincia in tutta Italia. “Significherebbe un’attività di primo intervento, con assistenza minimale di base – continua Ciacciarelli – funzionante per sole 13 ore e questo è inammissibile, in una città che raccoglie la vastissima utenza dell’area nord della provincia, che verrebbe ulteriormente depauperata dell’offerta sanitaria”. Sarebbe uno degli ultimi ricordi di una politica regionale che, in fatto di ridimensionamento della sanità pubblica non ha lesinato sforzi.

 

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