Asl e Comune contro l’Alzheimer con i “letti del sollievo”

I numeri sono preoccupanti, la cura ancora lontana. L’Italia ha il primato europeo dei malati di Alzheimer, che sono tra gli 820 e i 905mila, con una forbice tra l’1.4% e l’1.5% della popolazione. Con percentuali simili alle nostre ci sono solo Spagna e Svezia entrambe all’1,4% e la patologia è destinata ad aumentare con l’innalzamento dell’aspettativa di vita. Un crescendo inarrestabile che  alimenta  tante proposte per contrastare il male. Il 21 settembre, in occasione della XVIII Giornata Mondiale Alzheimer, sono stati presentati numerosi progetti tesi ad alleviare la sofferenza dei pazienti e delle famiglie, incluse le nuove tecnologie con l’uso della rete per sensibilizzare la coscienza collettiva intorno a tale piaga.
Puntuale è arrivato il grido di dolore del volontariato, settore che maggiormente ha risentito della crisi economica con la riduzione di spazi, interventi e programmi di accoglienza e cura. Nel corso del convegno annuale organizzato dalla sezione romana dell’AIMA ­– Associazione italiana malattia di Alzheimer – in Campidoglio, i 130 volontari dell’Antea hanno invocato la creazione di una rete socio-sanitaria e l’attenzione della Regione Lazio che sembra non voler continuare l’esperienza della presa in carico di 90 malati, assistiti e seguiti per due anni. L’attività dei volontari, insieme alla collaborazione istituzionale, sembra costituire l’elemento di forza nelle strategie di lotta al male. Un punto a favore per queste ultime è rappresentato dall’accordo che l’amministrazione capitolina siglò nel 2002 con le Asl cittadine: integrazione dei servizi socio-sanitari e centri diurni alternativi al ricovero e all’assistenza domiciliare. I cosiddetti “Letti di sollievo” accolgono numerosi pazienti con una équipe composta da personale Asl e operatori comunali: medici, specialisti, assistenti sociali, psicologi, infermieri, logopedisti, fisioterapisti ed educatori professionali.
Anche le associazioni di familiari si sono organizzate: a Roma sono attivi i punti AIMA per l’assistenza ai sofferenti e il sostegno alle famiglie ma non basta. Come sostiene Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia, cui afferiscono le 46 associazioni nazionali di sostegno a malati e parenti, “in Italia è urgente migliorare i servizi creando una rete assistenziale intorno al malato e alle famiglie”.
Serve inoltre la formazione per gli operatori e l’istituzione di un network di centri diagnostici in grado di formulare diagnosi tempestive e i relativi piani di cura.

Commenti Facebook:

Commenti