L’Università arriva a Rieti e va ad arricchire le potenzialità della Asl, coronando un progetto coltivato per quaranta anni. Il protocollo d’intesa siglato di recente tra la Regione Lazio, il Rettore de “La Sapienza” Antonella Polimeni, il direttore generale dell’azienda sanitaria Marinella D’Innocenzo e illustrato il 12 gennaio in conferenza stampa, ricalca quanto previsto nell’atto aziendale (regolamento di organizzazione interna, ndr) della Asl, in relazione all’avvio del percorso di integrazione con l’Università, per la clinica, la didattica e la ricerca. Si tratta della cosiddetta “clinicizzazione”, ovvero l’attribuzione dello status di clinica universitaria a reparti ospedalieri che, nel caso di Rieti, riguardano l’Otorinolaringoiatria e la Telediagnostica. L’intento sarebbe quello di fruire della collaborazione di medici specializzandi, di aumentare le potenzialità dell’offerta assistenziale e della ricerca, con la direzione di reparto attribuita a un professionista proveniente dall’ateneo, al di fuori delle procedure concorsuali. Contro tale designazione, si è pronunciato più volte il più rappresentativo sindacato medico ospedaliero Anaao-Assomed, opponendo vari ricorsi ai Tar regionali. In realtà, la pratica della clinicizzazione è molto seguita dalle Asl in un momento in cui si manifesta sempre più la carenza di medici negli organici dei nosocomi, per superare un gap che, a detta dei camici bianchi ospedalieri, potrebbe ugualmente trovare soluzione stipulando una semplice convenzione con le università, come avvenuto in svariate occasioni. A Rieti però si guarda lontano, considerato che la provincia del Lazio è la prima in cui è stata attivata una centrale operativa territoriale (Cot) e la rete delle cure infermieristiche e ostetriche del Lazio, anche in previsione del più ambizioso traguardo per la realizzazione di un nuovo ospedale – l’attuale risale ai non lontani anni Settanta – e la ricostruzione del nosocomio di Rieti dopo il devastante sisma del 2016.

 

Commenti Facebook:

Commenti