Secondo Agatha Christie “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. Nel caso in esame, applicando il principio investigativo enunciato nel secolo scorso dalla scrittrice di gialli inglese, non possiamo che trarre una conclusione: le istituzioni pubbliche sono impotenti, di fronte a occupanti abusivi di locali riservati ai servizi sanitari, e a farne le spese sono i cittadini. Non è stata una sorpresa perciò apprendere, dal servizio trasmesso il 30 aprile dal programma “Quarta Repubblica” su Retequattro che a Roma, zona Torre Maura, da alcuni decenni un edificio in via delle Averle, già sede di un collettivo vicino agli anarchici, è occupato da quattro persone adulte “non aventi titolo” e che non si riesce a sgomberare i locali. Una storia assurda, considerato che da tempo 2 milioni di euro – stanziati grazie all’articolo 20 della legge 67 del 1988 sull’edilizia sanitaria – giacciono in attesa di essere investiti per realizzare la tanto agognata casa di comunità, prevista dal decreto del ministero della Salute numero 77 del 2022 sugli standard dell’assistenza territoriale. Un presidio necessario ai circa 300 mila residenti nel VI Municipio delle Torri, che non potrà vedere la luce fino a quando non sarà libero l’immobile comunale di 1000 metri quadrati, da dare in comodato d’uso alla Asl Roma 2 per usi sanitari. Una vicenda che rimanda ad altri accadimenti, più o meno dello stesso tenore, che coinvolgono entrambi la stessa Asl, che sembra aver alzato bandiera bianca di fronte all’arroganza di occupanti abusivi. Nel distretto 9 dell’azienda – zona Eur e limitrofe – nello stabile comunale di via Clarice Tartufari 82 a Castel di Decima, doveva sorgere una Rems, residenza sostitutiva degli Ospedali psichiatrici giudiziari chiusi nel 2012. Nel grazioso villino, 11 posti di ricovero dovevano essere riservati alle donne, con finanziamento regionale, pari a 1 milione e 823mila euro, secondo quanto stabilito dal decreto U00300 del 3 luglio 2013 del commissario Nicola Zingaretti. Contro l’occupante abusivo non c’è stato nulla da fare: si è dovuto rimediare con un edificio di Rieti, con conseguente lievitazione dei costi, nella Regione con l’Irpef più alta d’Italia. Nella relazione inviata ai tecnici regionali qualche anno fa, la Asl Roma 2 scrive: “L’ Azienda Sanitaria Locale Roma C (allora si chiamava così) ha rilevato che i già noti problemi correlati all’occupazione abusiva della struttura destinata alla Rems, non possono presentare margini temporali certi di soluzione, per la difficoltà di reperire una soluzione locativa alternativa in tempi brevi per gli occupanti”. Analogo risvolto nel distretto 5 della stessa Asl:  lo storico consultorio di via Casilina 711, ospitato nel palazzo di architettura razionalista della ex Opera Nazionale Maternità e Infanzia, ristrutturato nel 2019, è stato occupato da “persone non aventi titolo” e, nonostante vari tentativi, non si è potuto sgomberare i locali, nonostante la mobilitazione del coordinamento delle donne che chiedevano la riattivazione del servizio nello storico stabile. Anzi, la situazione è peggiorata nel periodo della pandemia, con l’occupazione delle stanze del palazzo ex Onmi da parte di soggetti dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti. Nella rilevazione “Immobili in locazione e in comodato d’uso” che la Asl ha stilato nel 2021, sono diverse le caselle in cui si legge “occupato” ma di soluzioni per porre fine all’arbitrio non se ne scorge alcuna. Al contrario, a Torre Maura come a Castel di Decima, sono gli occupanti ad allontanare chiunque si palesi davanti all’ingresso degli stabili. Addirittura, in via Clarice Tartufari, nel grazioso e ormai degradato villino, è il ghigno del ringhioso cane da guardia a far desistere gli sconosciuti da qualsiasi approccio. Messaggio molto chiaro: nei locali pubblici largo agli abusivi, alla larga i cittadini. (Nella foto: l’edificio occupato di Torre Maura)

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