Asl Roma 5 e Pnrr: decide solo il ‘palazzo’*

*di Stefano Fabroni, Edmon Karagozyan, Ina Camilli – Comitato Salute e Ambiente Asl Roma 5, Comitato Libero “A Difesa Ospedale Colleferro”

Abbiamo assistito nei giorni scorsi alla presentazione da parte della Regione degli investimenti Pnrr nella ASL Roma 5. Fiumi di denaro che viene investito in sanità. L’investimento si annuncia come parte del più ampio piano riorganizzativo della sanità laziale che vede impegnati 700 milioni di euro fino al 2026. A parte ogni considerazione sulla reale e completa fattibilità del piano e sui tempi lunghidi realizzazione, che avranno delle ricadute inevitabili sulla salute dei cittadini, ancora una volta siamo testimoni di decisioni calate dall’alto senza alcun coinvolgimento partecipativo dei cittadini del territorio. Ancora una volta l’opinione dei cittadini e la saggezza popolare del territorio vengono lasciati fuori dai palazzi. Ancora una volta le richieste dei cittadini in merito agli interventi urgenti sullo stato attuale della sanità vengono ignorate e ci si concentra sulle opere a media, lungascadenza. Ancora una volta si perde di vista il problema più grosso che attanaglia il Servizio Sanitario Nazionale che è la carenza del personale. Il cittadino si chiede: “Ma come faranno a riempire di personale i nuovi servizi quando la carenza del personale attanaglia già il sistema attuale con minori servizi? Ma come faranno ad affrontare i maggiori costi di gestione?”. Una volta chiusi i rubinetti del Pnrr, il rischio è di trovarsi con altre cattedrali nel deserto, per abbandono di strutture modernizzate o ricostruite, con ricadute gravissime sul sistema sociosanitario. In tutto ciò, c’è anche l’altra faccia della medaglia denunciata recentemente dal Forum delle Società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari, il quale rivela che il Pnrr prevede “pochissime risorse” per l’assistenza ospedaliera, mentre invece gli ospedali andrebbero “rifondati, recuperando il gap esistente con quasi tutti gli altri Paesi della UE” sia dal punto di vista della carenza dei posti letto che per l’inadeguatezza degli operatori sanitari in rapporto alla popolazione, cosa molto evidente sul nostro territorio, più che in altri. Tutto ciò sembra non scalfire minimamente le convinzioni dei nostri amministratori regionali, ma ci auguriamo invece che i sindaci si facciano sentire e non lascino soli i loro concittadini in questa lotta. 

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