Asl Roma 5: “Poca assistenza e nessuna trasparenza”
Emergenza ridotta al minimo, servizi sanitari carenti. Non cessa la protesta dei comitati cittadini
Ė una domenica di fine agosto. A Palestrina, due giovani ragazze stanno a andando a messa e, per recarsi alla parrocchia Sacra Famiglia, attraversano sulle strisce pedonali ma in un attimo accade l’imponderabile. Una Renault Megane, guidata da una 72enne travolge le due ragazze e per una di loro, Camilla Cecconi, non c’è nulla da fare. Le sue condizioni appaiono subito disperate. Viene soccorsa, in un primo momento, da una ambulanza del 118 partita dalla postazione di Rocca di Papa, non quella più vicina di Zagarolo, la cui vettura era in moto da appena due minuti per soccorrere un anziano con problemi di frattura a una gamba, certamente non in prognosi nefasta. Arriva infine l’eliambulanza, che trasferisce le due ragazze all’ospedale San Camillo di Roma, in codice rosso, quello di massima gravità e pericolo di vita. Una vita che per Camilla si è spezzata troppo presto, a 21 anni e molti sono gli interrogativi suscitati, relativi alla tempestività dei soccorsi. Sul tema si è espresso il 5 ottobre, in una lunga intervista a Radio Onda Libera, Stefano Fabroni, attuale presidente del Comitato Salute e Ambiente Asl Roma 5, con esperienza pluriennale di anestesista rianimatore all’ospedale di Palestrina. Partendo dal dramma di Camilla, il medico ha ripercorso venti anni di battaglie per rendere il territorio della provincia di Roma sicuro, sotto il profilo dell’emergenza e della dotazione dei servizi sanitari di base. Ci si è chiesti se non si potessero accorciare i tempi, inviando l’ambulanza più vicina e se ci fosse il medico a bordo, come prevede il protocollo in casi tanto gravi da richiedere mezzi con le caratteristiche di “centro mobile di rianimazione”. Ma dal 2006, anno in cui in una affollata assemblea – presenti Enav, comitati e autorità locali tra cui l’ex sindaco Rodolfo Lena, oggi consigliere regionale del Lazio membro della commissione Sanità – si garantì la realizzazione di una elisuperficie nel locale campo sportivo, nulla è cambiato: servizi sanitari carenti e postazioni di emergenza poco efficienti mentre il campo sportivo, per il cui allestimento a pista di atterraggio c’erano sponsor bancari, è ridotto a discarica. Inutili gli appelli ai sindaci che, secondo Fabroni “sembrano non ascoltare i cittadini che da 20 anni si sprecano in pec, appelli, manifestazioni e mobilitazioni varie”. L’ultimo episodio citato è riferito a un recente incontro tra i primi cittadini, massima autorità sanitaria comunale per legge, e il commissario della Asl Roma 5 Silvia Cavalli, che si sarebbe svolto all’insaputa di tutti, senza il necessario coinvolgimento di comitati e associazioni di tutela dei malati e di cui non traspare alcun contenuto né documento ufficiale. “C’è un arroccamento delle istituzioni che dura da decenni – attacca Fabroni ai microfoni dell’emittente – e noi rivolgiamo di nuovi un appello ai sindaci perché si facciano portatori, presso le istituzioni competenti, delle necessità sanitarie dei cittadini”. Appello da sottoscrivere in pieno se, come sostiene il dottore “c’è un disegno politico di abbandono della sanità pubblica di cui si sa chi ne possa trarre giovamento”. Soprattutto quando appaiono nei media nazionali, spot pubblicitari con testimonial “socialmente impegnati” che sponsorizzano grandi compagnie di assicurazioni che stanno trasformando le polizze sanitarie nel business principale.