Asl Roma A, luci e ombre di una gestione
Una condanna in primo grado che farà discutere, incrinando la presunta onnipotenza dell’amministrazione rispetto ai diritti dei lavoratori. Il giudice del lavoro Donatella Casari ha riconosciuto il comportamento antisindacale dei vertici della Asl Roma A che dovranno provvedere, è scritto in sentenza, “alla cessazione di tali comportamenti”. Omissione dell’obbligo di informativa in riferimento ai fondi contrattuali 2011 e alla disciplina dell’orario di lavoro dei dirigenti; interdizione del diritto di accesso ai documenti ai sensi della legge 241/90 in relazione agli atti prodromici di trattative sindacali; atti discriminatori nei confronti degli iscritti al sindacato Fedir Sanità – che ha promosso l’azione legale – in relazione al conferimento di incarichi dirigenziali. Ce n’è abbastanza per consentire ai rappresentanti dell’organizzazione rappresentativa della dirigenza amministrativa, tecnica, professionale di godere un sofferto successo e definire la “sentenza giusta, tesa a smascherare una vicenda di scandalosi incarichi contestati al direttore generale Camillo Riccioni”. Nomine di vertice, secondo il sindacato, conferite a personale sprovvisto dei requisiti indispensabili a ricoprire il ruolo, causando di fatto un danno erariale all’azienda e al personale interno idoneo che è invece rimasto senza lavoro. Per quanto attiene al conferimento dei fondi relativi al sistema premiante e al regolamento dell’orario di lavoro dei dirigenti, l’amministrazione secondo il giudice ha omesso la prevista informativa, ai sensi degli articoli 6 e 4 del Contratto collettivo di lavoro del 2005, contravvenendo alla legge 122 del 2010 e alla circolare del ministero dell’Economia e Finanze n. 12 del 2011. Per non parlare della inosservanza della legge 241/90, che consente l’accesso agli atti, negandolo soltanto in particolari, tassative circostanze – segreto di Stato, procedimenti tributari, emanazione di atti normativi amministrativi della Pa, pianificazione e programmazione di procedure concorsuali – che i vertici dell’Asl avevano interpretato in maniera estensiva. “Tutto nasce in seguito alla nostra azione a difesa della legalità e della categoria – chiarisce Antonio Travia, segretario nazionale Fedir-Sanità – contro incarichi conferiti senza formalizzazione e di dubbia opportunità, in modo da aggirare la legge che, guarda caso, un giudice ha dichiarato essere condotta illegittima”.
Scontro tra sindacati alla Rm F sull’azione del commissario Camillo Riccioni, con doppio incarico
“Menomale che il manager c’è”
“Altro che paralisi totale. Grazie all’azione del dottor Camillo Riccioni, la Roma F ha ripreso vita!”. L’affermazione di Maria Ribaudi, segretario Fials territoriale, attacca una lettera aperta che altre organizzazioni sindacali hanno inviato ai giornali locali denunciando lo stato di paralisi in cui si troverebbe l’azienda. “Riccioni ha impedito la chiusura dell’ospedale di Bracciano, ha riavviato le attività di chirurgia, in particolare di ortopedia nello stesso ospedale, ha finalmente aperto il nuovo pronto soccorso cittadino e quello di Civitavecchia che, per lungaggini varie, stavano diventando due musei”, continua la sindacalista. “Ha aperto la rianimazione dell’ospedale San Paolo, avviato le procedure per l’istituzione del registro tumori aziendale, stipulato convenzioni con la Asl Roma A e con quella di Viterbo per l’utilizzo di risorse umane indispensabili al mantenimento dei livelli essenziali di assistenza, sono inoltre in fase di elaborazione ulteriori progetti di altre numerose linee di attività assistenziale e di prevenzione. Pur condividendo la richiesta di attenzione da parte della regione per l’azienda, noi della Fials ci chiediamo: quale è il termine di paragone per giudicare l’operato di un manager, che ha agito in 90 giorni con la regione dimissionata?”