Assistenza psichiatrica: chiusure e accorpamenti
Assistenza psichiatrica: è crisi su tutti i fronti. A partire da Viterbo, per arrivare al sud Pontino, passando per i Castelli Romani. Cinque sindaci di questa popolosa area, che comprende i comuni di Genzano, Ariccia, Albano, Lanuvio, Castel Gandolfo, hanno inviato una diffida ai vertici della Asl Roma H, affinchè il pronto soccorso psichiatrico dell’ospedale San Giuseppe non chiuda i battenti, andando a gravare sulla già congestionata struttura di Frascati.
Nella Tuscia da mesi i familiari dei malati, riuniti in una associazione di difesa dei diritti (Afesopsit), protestano vivacemente con cortei e sit-in denunciando le gravi disfunzioni e criticità del servizio di salute mentale. Sebbene l’incontro dello scorso 20 marzo alla Regione Lazio abbia prodotto, quale primo risultato, l’assunzione di tre psichiatri, altrettanti psicologi e la proroga dei contratti ad altre figure professionali precarie, per il presidente dell’associazione Vito Ferrante “rimangono insolute altre richieste volte a potenziare servizi contigui alla psichiatria – Sert, neuropsichiatria infantile, servizio disabili, dipartimento salute mentale e il servizio diagnosi e cura – causa il blocco del turn over”. Se Viterbo piange, Latina non ride, avendo perso da febbraio, l’unica struttura per il trattamento delle acuzie psichiatriche. Causa piano di rientro, l’applicazione del decreto regionale 101 del 2010 – che vede peraltro notevoli ritardi – ha ridotto tali centri da 12 a 8, di cui 7 a Roma e uno soltanto nel capoluogo pontino.
Una sproporzione che si commenta da sola e che dovrebbe essere colmata con l’attivazione di numerose comunità psichiatriche riabilitative, affidate in parte a privati. A dicembre i direttori dei Dipartimenti di Salute mentale del Lazio avevano lanciato un appello alla presidente Renata Polverini, stilando un ordine del giorno con numerose richieste, tra cui: l’autorizzazione ad assunzioni in deroga di personale minimo indispensabile, la riqualificazione strutturale dei centri di assistenza, lo sblocco dei finanziamenti mirati, tempi certi di attuazione del decreto 101/2010 e da ultima, ma non per importanza, la pianificazione e programmazione di interventi, in seguito alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, prevista per il 31 marzo 2013.
Un elenco di richieste minime, per garantire un servizio efficiente e dignitoso, che non sembra abbia avuto alcun riscontro. Dallo scorso febbraio, a Roma, sul piede di guerra è anche la Consulta cittadina per la salute mentale, organismo che raggruppa associazioni di utenti, familiari, società scientifiche, volontari della cooperazione sociale, dirigenti sanitari e direttori dei dipartimenti di settore delle Asl capitoline. Stesse argomentazioni, stessa impotenza da parte delle amministrazioni competenti: il debito sanitario non consente deroghe per nessuno.
Anzio: reparto con medico precario rischia chiusura
Rischio chiusura per il servizio di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale Villa Albani di Anzio. In questo caso però non è il decreto 80 del commissario ad acta Renata Polverini a mettere in discussione la sopravvivenza della struttura, essenziale per “la continuità terapeutica, presupposto fondamentale per la qualità del servizio e per l’efficacia delle terapie”, sostiene il capogruppo della Federazione della Sinistra alla regione Lazio, Ivano Peduzzi che sull’argomento ha presentato una interrogazione. È la scadenza del contratto di un medico, l’unico presente in servizio per i piccoli pazienti con patologie acute, ad allarmare famiglie e cittadini. Assunto come precario, il dottor Raffaele Gualtieri ha una tipologia contrattuale che non rientra tra quelle prorogate dalla regione e avviate verso la stabilizzazione.