Medicina territoriale, la riorganizzazione legata alle risorse provenienti dal Pnrr, che vedrebbe un proliferare di strutture, dalle case di comunità agli ospedali locali, passando per le centrali operative territoriali, non è un toccasana per tutti. A fare le spese della nuova programmazione di servizi, sancita in una serie di decreti del ministero della Salute, potrebbe essere una struttura di vitale importanza per la donna e la famiglia: il consultorio. Istituiti con la legge 405 del 1975, perennemente in crisi per carenze logistiche e di dotazione di personale, i consultori dovrebbero soddisfare un bacino di utenza di 20mila abitanti ma nel Lazio di persone assistite ne affluiscono almeno il doppio, con punte di 88mila frequentatori nella Asl Roma 1 mentre nella Asl di Viterbo gli accessi si attestano intorno ai 18mila. In previsione della ennesima riforma della assistenza sanitaria legata ai fondi Ue destinati a tecnologie e nuove strutture territoriali, i comitati delle donne hanno programmato, per il 28 gennaio, una giornata di mobilitazione per il paventato smantellamento dei consultori familiari. Le preoccupazioni maggiori avanzano nella Asl Roma 2, in cui ricadono quartieri densamente popolati e i servizi assistenziali manifestano le maggiori criticità. Il consultorio di via Iberia dovrebbe diventare esclusivamente pediatrico, via Denina avrà il piano terra dedicato alla ostetricia e ginecologia mentre al piano superiore si offrirà assistenza per i problemi legati alle adozioni; via Monza diventerà una casa di comunità con possibile contrazione dell’offerta legata ai servizi per la donna e la famiglia. In zona Ostiense Ardeatino, un’altra sede solo pediatrica in via dei Lincei mentre la ginecologia-ostetricia sarà spostata a via delle Sette Chiese. Ė forte il timore che il consultorio possa essere declassato a semplice ambulatorio, mantenendo una mera funzione di offerta di prestazioni e perdendo il fondamentale compito di ascolto, educazione sanitaria, accoglienza e presa in carico delle assistite. Critica la situazione nelle zone Casilina e Prenestina: su sei consultori a disposizione, via Casilina 711 è rimasto chiuso dopo la pandemia mentre in via Manfredonia si rischia la serrata perché la strada sembra essere la principale piazza di spaccio del Quarticciolo e l’ingresso del consultorio pare faccia da catalizzatore degli scambi di sostanze. Non va meglio a Tor Cervara, in cui sono in servizio soltanto due operatrici. Infine, la Asl Roma 1 avrebbe deciso di chiudere il consultorio di via dei Frentani a San Lorenzo e in via Rovani a Monte Sacro, due quartieri ad alta intensità residenziale. E se Roma piange, Frosinone certo non ride, con sei consultori che sarebbero pronti a essere assorbiti dalle tanto propagandate case di comunità della cui organizzazione, almeno nella nostra regione, si sa ben poco.

Commenti Facebook:

Commenti