Atti aziendali al giro di boa, con riserva

Mario Falconi

Entro breve Asl e aziende ospedaliere del Lazio adotteranno gli atti aziendali, regolamenti di diritto privato che disciplinano l’organizzazione interna delle strutture sanitarie. I copiosi documenti sono sotto la lente d’ingrandimento dei tecnici regionali per l’esame di compatibilità con le linee guida emanate il 10 giugno scorso con il decreto commissariale U0040, con cui Renata Polverini indicava ai direttori generali la strada da seguire, improntata al rigore previsto dal piano di rientro. Lacrime e sangue, con l’assoluto impedimento della proliferazione dei servizi, delle unità operative, di nomine e dotazione di figure professionali che non siano compatibili con le scelte strategiche e organizzative del management, in funzione della razionalizzazione e della compatibilità economica. Qualcuno però manifesta perplessità, sulla base delle prime informazioni ricevute. E’ l’Ordine provinciale dei medici di Roma che, attraverso il suo presidente Mario Falconi, si esprime in ordine alle indicazioni della Regione Lazio che sarebbero state “recepite solo parzialmente”. Permarrebbero, secondo l’organizzazione, forme gestionali complesse, attivazioni di dipartimenti non previsti con l’impoverimento del distretto sanitario quale interlocutore diretto dei cittadini e della tutela della loro salute, con il rischio di sprechi e diseconomie. “Saremmo i primi a rallegrarci se alcune preoccupanti indiscrezioni si rivelassero infondate”, precisa Falconi. “Attendiamo che gli atti aziendali siano resi pubblici per procedere al loro esame per correggere eventuali aspetti che si discostino dagli obiettivi di salute della popolazione”. L’Ordine si appresta a promuovere un Consiglio straordinario per offrire un contributo alla riorganizzazione dei servizi che vada nel senso della razionalizzazione.

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  1. “L’atto aziendale”
    Stiamo vivendo, proprio in questi giorni, una delle fasi più importanti per le Aziende Sanitarie pubbliche, ossia la definizione da parte dei Direttori Generali dell’Atto Aziendale, strumento giuridico con il quale le Aziende determinano la propria organizzazione e il proprio funzionamento, adeguandosi a quanto disposto dall’Atto di Indirizzo Regionale.
    Senza dubbio le attuali misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica legiferate dal nostro Governo, si ripercuotono fortemente sul Pubblico Impiego e particolarmente per il Comparto della Sanità, ed in misura maggiore per quelle Regioni sottoposte al cosiddetto Piano di Rientro come il Lazio.
    Appare evidente che queste continue traumatiche sollecitazioni sembrano in contrasto con quanto le organizzazioni sindacali stanno cercando di costruire sui tavoli negoziali. Un serio confronto su quanto disposto dalla Regione, che non sempre trova un facile consenso delle parti sociali, potrebbe portare, almeno questa è la nostra speranza, alcune variabili positive, soprattutto per i lavoratori del Comparto.
    Tuttavia se ci sarà un’attenta applicazione dei vari dispositivi, con pochi margini d’intervento e di modifiche normative o interpretazioni più favorevoli del dettato legislativo, si potranno creare le condizioni per le quali si estenderanno le voci della protesta dei lavoratori del pubblico impiego e certamente non sarà un compito facile dirigere le Aziende Sanitarie.
    Serviranno, da parte dei “conduttori” grandi capacità di mediazione tra quelle che sono le imposizioni normative e le legittime aspirazioni dei dipendenti, specialmente per quanto riguarda lo sviluppo professionale e gli aspetti economici relativi alle dinamiche sui fondi integrativi che, come purtroppo sappiamo, stanno subendo importanti tagli sulla consistenza dei fondi. D’altro canto non possiamo pensare che i dipendenti pubblici, anche se appartengono al Comparto della Sanità, possono svolgere con entusiasmo la loro “mission” senza un concreto riscontro economico, in linea con gli altri paesi Europei.
    Soprattutto ci vorrà grande coraggio da parte dei Direttori Generali nel far coesistere da una parte la volontà di determinare uno strumento gestionale in linea con le rigide imposizioni regionali e nazionali, dall’altra le logiche aspettative di chi in passato ha ricevuto, non sempre per meriti acquisiti, grandi vantaggi, promozioni facili, potere esecutivo non sempre utilizzato per dare concrete risposte ai bisogni della domanda assistenziale. Ci chiediamo, anche con un certo scetticismo, se questo “coraggio” si tramuterà in concreti atti per tagliare privilegi di varia natura che hanno contribuito all’attuale momento di grande difficoltà.

    Il percorso che si dovrà intraprendere, non lo scopriamo certamente noi, è assolutamente tortuoso e di non facile soluzione. La ridotta capacità delle strutture pubbliche di assicurare adeguati servizi perché vincolate al rispetto del blocco del turn-over, alla riduzione dei posti letto, alle misure di contenimento della spesa del personale, renderanno difficile l’individuazione di nuove “magiche” strategie aventi l’obiettivo di ridurre i costi mantenendo un elevato standard di qualità dell’offerta sanitaria pubblica.
    Avremo modo di costatare, col tempo, le capacità imprenditoriali di chi è stato nominato a capo delle Aziende sanitarie, purtroppo spesso per ragioni politiche che professionali.

    Purtroppo, realisticamente parlando, il futuro non appare roseo.

    SEGRETERIA PROVINCIALE FIALS
    Giovanni Ronchi

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