“Non ho nulla contro l’autonomia differenziata ma ho una fortissima preoccupazione: la Regione Lazio ha 22 miliardi di debito e, se dobbiamo parlare di autonomia differenziata, o ci mettono in condizioni di partire tutti allo stesso piano o altrimenti andiamo incontro a braccia aperte a Regioni di serie A e Regioni di serie B, e conseguentemente a servizi sanitari di serie A e di serie B”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, intervenuto il 21 marzo a un convegno promosso dall’agenzia di stampa Adnkronos “Q&A salute e sanità una sfida condivisa”. Il presidente ha spiegato che, di fronte alla sfida autonomista, occorre “misurarsi con una nuova capacità organizzativa e una possibilità di distribuzione di risorse in modo equilibrato per ciascuna amministrazione regionale che tenga conto delle peculiarità di ciascuna regione. C’è una serie di elementi – va avanti sempre Rocca – che devono essere tenuti in considerazione. E allora anche a me piace il tema dell’autonomia differenziata. Va detto che ormai è diventata un tema ideologico e non concreto”. Il presidente ha ricordato come il suo predecessore Nicola Zingaretti avesse deliberato la richiesta di autonomia differenziata su alcuni temi, tra cui la spesa storica. Facendo sempre riferimento al Pd, è intervenuta sul tema la consigliera del Lazio Eleonora Mattia (nella foto), che in una nota ha ricordato la mozione depositata in Consiglio regionale il 22 giugno scorso per impegnare la giunta Rocca ad attivarsi affinché la Regione Lazio chiedesse il ritiro del disegno di legge Calderoli e, nel contempo, si facesse promotrice di un tavolo istituzionale per trovare un accordo, concordato e condiviso, con tutte le Regioni, le Province e i Comuni. “Oggi, a distanza di nove mesi da quella mia mozione – prosegue Mattia –  visto che anche il presidente Rocca, davanti all’evidenza dei dati, riconosce il rischio degli effetti dell’autonomia differenziata di vedere cittadini di serie A e serie B, chieda al governo Meloni il ritiro del Ddl Calderoli per scongiurarne lo tsunami sociosanitario che ne deriverà”. (Agenpress)

 

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