Bambino Gesù al Forlanini? Lo vieta il “codicillo”
Il candidato del Pd Claudio Mancini, chiude a largo Ravizza la campagna elettorale puntando sulla sanità. La proposta del Pd di trasferire il Bambino Gesù al Forlanini sembra però tutta in salita
Campagna elettorale: nel XII municipio di Roma ha un finale inaspettato, con il baricentro tutto spostato sulla sanità. Non bollette impazzite, né conflitto Russo-Ucraino o la stucchevole diatriba fascismo/antifascismo e nemmeno gli inesistenti finanziamenti russi alla destra stanno animando le chiusure dei due candidati delle maggiori coalizioni. A Monteverde – quartiere in cui da anni giace l’emblema dello spreco in sanità, l’ospedale Forlanini, chiuso dalla Regione Lazio il 30 giugno 2015 per il ripiano dal deficit e rimasto inutilizzato – Claudio Mancini che corre per il Pd nel collegio uninominale Roma 6, tenta di convincere gli elettori a scegliere la coalizione di centrosinistra invitando all’evento di chiusura del 21 settembre l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato, Valeria Baglio responsabile sanità di Roma del partito, Pina Maturani delegata del sindaco Roberto Gualtieri per i rapporti con la Asl Roma 3, quella di Monteverde, Portuense e Fiumicino, territori del collegio 6. Mancini si fa forza della proposta lanciata sabato 17 settembre sul “Messaggero”, in cui lo stesso D’Amato annuncia la nascita di un maxi-polo ospedaliero con il Bambino Gesù del Gianicolo, punta di diamante, trasferito al Forlanini e affiancato dagli attigui ospedali San Camillo e Spallanzani. Al di là del titolo sensazionalistico, di vero c’è soltanto un presunto memorandum che sarebbe in preparazione per il prossimo esecutivo che uscirà dalle urne ma la notizia ha fatto scalpore e subito, nell’Italia delle contrapposizioni, si sono creati due schieramenti: i favorevoli all’ospedale pediatrico nei locali dell’ex sanatorio e coloro che invece sostengono che lo stesso debba rimanere di proprietà pubblica e non extraterritoriale come bene della Santa Sede, ospitando una Rsa per anziani fragili, una casa di comunità e una sede di servizi sanitari per tutta la collettività, in un quartiere che vanta il non allegro primato di avere residenti con l’età media più alta di Roma. In realtà, il Forlanini è talmente esteso – 280mila metri quadrati con un immenso parco intorno – che si potrebbero ipotizzare varie destinazioni per i servizi sanitari: Bambino Gesù negli ex reparti che si affacciano su via Portuense, servizi della Asl Roma 3 – che versa da decenni canoni passivi per 3 milioni l’anno ai privati (c’è da chiedersi chi siano mai questi proprietari di immobili…) – nell’ala centrale dell’edificio, Rsa nelle palazzine pertinenziali che danno su via Folchi. Le proposte sono infinite, peccato si sia persa l’occasione per coinvolgere i cittadini, da anni impegnati nella difesa di questo bene comune, in un processo partecipativo da parte della Regione Lazio, a dispetto delle sbandierate leggi regionali sulla partecipazione. Ad esempio, per dimostrare le reali buone intenzioni della uscente amministrazione Zingaretti, ci chiediamo se non si possa abrogare il comma 65 punto c articolo 1 della legge regionale numero 14 di assestamento del bilancio, che in un blitz notturno dell’11 agosto 2008 alla Pisana, sede del Consiglio, decretò che: “a seguito del trasferimento presso l’ospedale San Camillo delle strutture sanitarie operanti nell’ospedale Forlanini, il complesso immobiliare dell’ex ospedale non si intende più destinato ad attività sanitaria”. Potrebbe essere un primo passo con il quale anche il Bambino Gesù – al netto del complesso problema della extraterritorialità – avrebbe la garanzia di una presa di possesso dei locali con tutti i crismi, oggi impedita dalla norma. Altrimenti si dà soltanto l’impressione di parlare di aria fritta, con la conseguente reazione di cittadini – e i commenti sui social lo dimostrano – che si sentono ancora una volta presi per il naso. (Nella foto: l’atrio del Forlanini)