Bondi, deus ex machina per la sanità in crisi
Tutti i direttori dal commissario. Non appena insediato, neanche il tempo di studiare la situazione, ed Enrico Bondi li ha convocati tutti: i vertici di Asl, ospedali, policlinici al cospetto dell’uomo che ha insistito sul solito verbo: risparmiare, risparmiare, risparmiare. Nella riunione dello scorso 24 luglio (vedi sirene ottobre), i tecnici del ministero dell’Economia che ogni trimestre esaminano i conti delle Regioni con la sanità in rosso bocciarono l’operato del Lazio perché, secondo il giudizio degli esperti riportato a verbale “non ha quantificato gli ulteriori elementi di rischio emersi dalla gestione 2011”. Gravi ritardi nell’attuazione del Piano di rientro, in un incontro il cui ordine del giorno era “la verifica del risultato d’esercizio relativo all’anno 2011, la relazione sullo stato patrimoniale dell’anno 2011, l’analisi dell’andamento del primo trimestre 2012 e la verifica dell’attuazione del Piano di Rientro e degli adempimenti connessi”. Zero su tutta la linea. Si pensi che il disavanzo cumulato dal 2007 al 2010 ammonta a 6593 milioni di euro. Ogni residente del Lazio ha quindi un debito pro-capite di 233 euro. Ci si aspettava, nella verifica estiva, che i punti di sofferenza rimarcati in primavera fossero stati affrontati con i dovuti strumenti ma tre commissari ad acta – Renata Polverini, Giuseppe Spata e Gianni Giorgi – non sono stati sufficienti neanche a prendere coscienza degli urgenti problemi da risolvere. Così Enrico Bondi, uomo dal pugno di ferro che di fronte alla situazione della sanità regionale ha mostrato nostalgia per la Parmalat, si trova ad operare in uno scenario non proprio incoraggiante. Primo fra tutti “il mancato aggiornamento del Programma Operativo per il 2012 secondo le indicazioni dei ministeri affiancanti”. E ancora, l’annosa questione della riorganizzazione della rete ospedaliera, il contestato decreto 80 del 2010, per il quale i tavoli tecnici “hanno chiesto alla Regione un provvedimento ricognitivo che tenga conto delle numerose osservazioni ministeriali”. In relazione alla realizzazione del nuovo ospedale dei Castelli, le risposte fornite sulle criticità evidenziate “non appaiono ancora esaustive”. I tecnici ministeriali hanno rimarcato “il persistere di ritardi nel processo di accreditamento istituzionale, nonché criticità nel percorso individuato e posto in essere dalla regione”. Hanno rilevato inoltre “il ritardo con cui la struttura commissariale sta procedendo a definire i rapporti con gli erogatori privati per l’anno 2012”. Non c’erano dubbi, considerate le vertenze aperte, e mai concluse, di tutta la sanità religiosa che si trova in profonda crisi, come il Policlinico Gemelli per cui i tecnici hanno confermato “la mancata sottoscrizione del contratto per l’anno 2011”. Manca poi un documento che attesti nel dettaglio la necessità di deroghe al turn-over per il rispetto dei livelli essenziali di assistenza e non risulterebbe “sufficiente documentazione per l’attuazione del progetto tessera sanitaria per l’anno 2011”. Unica consolazione il calo del deficit, ben poco se si pensa ai piccoli ospedali da chiudere, ai costi per gli acquisti da contenere e alla ulteriore cura dimagrante per i privati accreditati.