Bracciano aspetta, Subiaco diffida
Ospedale Padre Pio: prosegue la battaglia a suon di ricorsi. La sentenza numero 127 del Tar, pronunciata il 20 dicembre scorso, che dichiarava legittimo il decreto 80 della Regione e quindi la riconversione del nosocomio, in seguito all’appello presentato dal Comune al Consiglio di Stato è stata sospesa con la motivazione che “l’esecuzione della stessa, comportando la dismissione della struttura arrecherebbe danno grave ed immediato alle popolazioni residenti nei territori dei comuni che hanno impugnato il provvedimento di riconversione”. Tutto sarà deciso in una ulteriore udienza che sarà fissata per la discussione “nel merito”. Il sindaco Giuliano Sala è determinato a proseguire la battaglia, “anche in considerazione dei bruttissimi filmati trasmessi di recente, che dimostrano come la chiusura degli ospedali di provincia ingolfi ancora di più gli ospedali romani”. Un’altra lancia in favore dell’ospedale la spezza Maria Ribaudi, segretario territoriale del sindacato Fials della Asl Roma F, che in una lunga e dettagliata relazione inviata a sireneonline.it, contesta i dati forniti dall’Agenzia di sanità pubblica, su cui ci si è basati per procedere al taglio dei posti letto. “Le risultanze emerse nel decreto 80 – afferma la sindacalista – riferite ai dati sui posti letto forniti dalla Asl Roma F non potevano che essere quelle: noi operatori, che conosciamo la realtà diamo una diversa versione dei fatti. I pazienti si vedevano costretti a rifiutare il ricovero non per mancanza di fiducia nella struttura, ma perché nella stessa erano già in atto drastiche riduzioni di degenze e, le osservazioni scaturite da un solo indice statistico non rappresentavano, anzi distorcevano la realtà dell’ospedale di Bracciano e del territorio”. Acque agitate anche alla Asl Roma G contro la cessazione dell’attività di terapia intensiva dell’ospedale di Subiaco. Il sindaco Francesco Pelliccia ha diffidato l’azienda, che avrebbe disposto, “con effetto immediato la disattivazione dei posti letto in ossequio all’ordinanza 122/2012 del Consiglio di Stato. Poiché detta ordinanza – è scritto nella nota di diffida – non ha sospeso l’efficacia esecutiva della deliberazione n. 896/2011 che subordinava la chiusura della terapia intensiva previa attivazione della medesima unità operativa presso il presidio ospedaliero di Colleferro (come, per altro, previsto dalle disposizioni commissariali) e poiché, allo stato, i posti letto di terapia intensiva non sono attivi presso lo stesso nosocomio, la disposizione in oggetto non solo non è conforme all’ordinanza del Consiglio di Stato ma è, anzi, violativa della stessa”. Insomma, con i tagli non si scherza: i primi cittadini non transigono.