Una luce nel buio profondo. Così appariva la legge 112 del 2016 “Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare”, meglio conosciuta come la legge del “Dopo di noi”. Al suo esordio molte furono le speranze di poter assicurare un futuro dignitoso alle persone fragili ma, all’attuazione pratica, sono sorti subito gli ostacoli. L’amministrazione capitolina, in particolare, si è scontrata con la farraginosità dell’impianto burocratico a supporto del provvedimento, che prevede numerosi passaggi. La Regione ripartisce i fondi che arrivano dal ministero delle Politiche sociali, gli uffici del Campidoglio debbono procedere all’accertamento delle somme che, a loro volta, saranno poi ripartite tra i quindici municipi romani i quali, attualmente, si orientano in modo difforme in relazione ai progetti da esibire a sostegno del “Dopo di noi”. Ogni anno, puntualmente, le difficoltà si ripresentano. Lo ha fatto presente la consigliera capitolina Francesca Barbato che, in relazione alla possibilità offerta a persone con disabilità di vivere in case protette, esprime la propria preoccupazione per “fondi stanziati non opportunamente integrati da successive manovre di bilancio. Bastano a malapena a coprire in progetti in essere per metà anno” precisa l’esponente di FdI – e  siccome questo si verifica con una certa puntualità, viene il dubbio che l’amministrazione comunale non consideri una priorità il progetto del ‘Dopo di noi’”. Per questo Barbato ha chiesto la convocazione di una apposita commissione Servizi sociali, che abbia al centro la proposta di revisione della delibera numero 45, che la giunta capitolina ha approvato il 13 marzo 2020 e che necessita di un profondo ripensamento, che ponga al centro la programmazione. “C’è il paradosso di appartamenti pronti a ospitare nuovi inquilini mentre i progetti sono fermi, senza avere contezza di quante strutture servirebbero realmente”, attacca ancora Barbato. La situazione di maggior disagio è esplosa nel municipio Roma 9, dove il consigliere FdI Gino Alleori ha lamentato la carenza di fondi per i progetti in zona Vitinia.  “Occorre dare garanzie di continuità perché, quando si inizia un percorso di vita autonoma, non si può e non si deve tornare indietro.  La continuità assistenziale su queste forme progettuali – conclude Barbato –  richiederebbe una programmazione delle risorse almeno triennale e sarebbe auspicabile iniziare a parlarne con gli assessori competenti quanto prima”.

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