Servizio sanitario nazionale e organici bloccati, il triste parallelismo ha gravato per anni su Asl e ospedali pubblici. Il tetto di spesa che dal lontano 2007 impedisce alle strutture di acquisire professionisti e operatori secondo necessità, entro l’estate potrebbe diventare un vago ricordo. Ė allo studio da parte di Agenas, l’agenzia per i servizi sanitari regionali organo strumentale del ministero della Salute, un nuovo sistema per valutare l’effettiva necessità di personale da inserire in ruolo, basato sul calcolo con algoritmo. Uno strumento flessibile, in grado di seguire la continua evoluzione del Servizio sanitario nazionale in ogni regione, sulla base della effettiva occupazione dei posti letto, dei pazienti trattati e delle risorse impiegate per l’assistenza, in relazione alle prestazioni erogate e ai turni effettuati. Tecnologia al servizio della salute e della buona organizzazione dei luoghi di cura. Ogni Regione sarà così in grado di stabilire annualmente il numero di figure professionali necessarie per ogni servizio, affinché lo stesso operi nel segno della ottimizzazione delle risorse e della efficienza. Si tratta di una sperimentazione proposta dai tecnici dei ministeri della Salute e dell’Economia e da funzionari regionali, che sarà condivisa con i sindacati di categoria. Sul tema si è espresso favorevolmente il presidente di Amsi, l’associazione dei medici stranieri in Italia Foad Aodi, che parla di una “sperimentazione che potrebbe condurre a quel risanamento organizzativo del nostro sistema sanitario di cui da tempo abbiamo bisogno”. Impegnata da anni nel potenziamento del nostro Servizio sanitario – favorendo l’immissione di camici bianchi provenienti da ogni parte del mondo, adeguatamente formati e in grado di parlare perfettamente la nostra lingua – l’Amsi registra contestualmente le criticità denunciate dai medici italiani, orientati a lasciare il nostro Paese per approdare in contesti molto più soddisfacenti, sia sul piano economico che su quello organizzativo.  “Solo nel 2023 abbiamo ricevuto ben 6mila richieste di informazioni per abbandonare il nostro Servizio sanitario – rivela il presidente Aodi – tutte provenienti da parte di professionisti stanchi e logorati dalla nostra realtà”. Un numero importante che invita a riflettere, considerando che tra questi, il 75% sarebbe disposto a tornare sui propri passi se in Italia mutassero le condizioni di lavoro, attraverso una valorizzazione economica e una organizzazione in grado di utilizzare al meglio le proprie risorse umane, esaltandone le competenze.

 

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