Case della salute: ecco le linee guida
Lungo travaglio per le case della salute. Se ne parla dalla fine degli anni Novanta ma, soltanto nel 2007, dopo svariate intese, protocolli, patti, piano sanitario e accordi in conferenza Stato-Regioni, si perviene, con la legge 296 del 27 dicembre 2006 (finanziaria), al “cofinanziamento dei progetti attuativi del Piano sanitario nazionale 2006-2008” ovvero, la dotazione di risorse da parte ministeriale, per quelle Regioni in grado di presentare progetti relativi a quanto previsto nel decreto ministeriale del 10 ottobre 2007, nel cosiddetto allegato “A” che definisce le regole per la “Sperimentazione del modello assistenziale case della salute”. Nel Lazio, si deve riconoscere alla determinazione del presidente Nicola Zingaretti, l’attivazione di un tavolo di lavoro per definire le linee di indirizzo e arrivare, secondo le intenzioni del governatore, all’apertura della prima struttura entro la fine dell’anno e altre 47 entro il 2014. In linea con quanto previsto nell’allegato A del ministero, nelle case della salute ci saranno medici di famiglia, specialisti ambulatoriali, infermieri, fisioterapisti e altre figure dedite all’assistenza dei casi meno complessi. Proprio al punto 1 del documento, si parla di studi dei medici di medicina generale e di continuità assistenziale, aperti 7 giorni su 7 e per 24 ore. Ambulatori specialistici, analisi di laboratorio, radiologia ed ecografia di base, ambulatorio infermieristico, fisioterapisti, operatori per la riabilitazione e la prevenzione. Insomma, i cardini di quella che fu la grande riforma sanitaria del 1978 – prevenzione, cura, riabilitazione – ignorati dalla sanità attuale ma trasferiti sul territorio, alla portata di tutti con le case della salute. Insieme al personale amministrativo di supporto ci dovrà essere, a meno che la Regione non sia organizzata diversamente, un punto di soccorso mobile-postazione ambulanze del 118 ma si tratterà di capire quanto i responsabili dell’Ares, agenzia che oggi gestisce il servizio, siano disposti a una riorganizzazione delle attuali postazioni. Lo stesso dicasi per i medici di famiglia, il cui sindacato più rappresentativo, la Fimmg, pur approvando per grandi linee il progetto, attende che il tavolo di lavoro, afferente all’area regionale dell’integrazione socio-sanitaria, definisca nel dettaglio funzioni e modalità di gestione di tali strutture. Garanti dell’apertura delle case saranno i nuovi manager che la giunta regionale si appresta a nominare entro la fine dell’anno. I direttori generali di prossima nomina, dovranno indicarne la collocazione e programmare l’organizzazione negli atti aziendali (regolamenti di organizzazione). Sicuramente in provincia saranno utilizzati i 20 ospedali dismessi mentre a Roma, ci sono altissime probabilità che venga riconvertito l’ospedale Forlanini, per il quale l’attuale direttore generale Aldo Morrone ha già pronto il progetto.