Autismo, la Regione Lazio procede alla riorganizzazione assistenziale e, soprattutto, economica delle case-famiglia destinate ai giovani assistiti. Il pesante deficit, che affligge da decenni le casse di via Cristoforo Colombo, impone un necessario rigore contabile, per continuare ad erogare i livelli essenziali di assistenza e il settore sociosanitario è sotto la lente di ingrandimento dei vertici regionali. Una eredità pesante a cui si è pensato di porre rimedio, rimettendo un po’ in ordine i conti e le competenze. Così, per l’assistenza ai ragazzi affetti da “disturbi dello spettro autistico”, si è proceduto a distinguere i casi in cui gli stessi necessitano di un “regime assistenziale a prevalenza sanitaria”, ovvero di un maggiore impegno della Asl di competenza, con quote a carico dell’azienda sanitaria locale pari al 70% della tariffa giornaliera – e di compartecipazione del comune di residenza, per la quota residua del 30% – che sono in tutto 56. Per altri 33 utenti, bisognosi solamente di una assistenza meno complessa, le quote a carico dell’azienda sanitaria locale sono pari al 40% della tariffa giornaliera e di compartecipazione del comune di residenza per la quota residua del 60%. Un chiarimento contabile necessario, considerato che, fino alla delibera 983 del 28 dicembre 2023 della giunta guidata da Francesco Rocca, non è mai esistito un regolamento, un protocollo in materia, generando non poca approssimazione nella gestione dei centri, che accolgono i loro ospiti individuando due tipologie di intervento: regime residenziale o semiresidenziale. La riorganizzazione però, ha destato subito apprensione nelle famiglie. Un campanello d’allarme raccolto da Eleonora Mattia, consigliera regionale che ha presentato una interrogazione al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, paventando il trasferimento degli 89 ragazzi affetti da autismo nelle strutture a maggiore connotazione sanitaria, come le Rsa, residenze assistenziali destinate per lo più agli anziani e ai cronici. “La crisi della sanità del Lazio non può ricadere sulla pelle delle categorie più fragili” ha scritto in una nota l’esponente Pd, rilevando la possibilità che i ragazzi possano “passare da un contesto accogliente, basato su un approccio inclusivo e umano – circondati dal calore dei propri cari, dove svolgono attività ludiche, fanno sport e gite – a una condizione alienante di medicalizzazione. Un trattamento degradante per i ragazzi e le loro famiglie che hanno deciso di dare battaglia contro questa scelta e che sosterrò con ogni mezzo”, attacca ancora Mattia. Dichiarazioni a cui ha replicato l’assessore regionale all’Inclusione sociale e servizi alla persona, Massimiliano Maselli, assicurando che “non ci saranno trasferimenti”, ribadendo che non è intenzione della Regione spostare nessuno degli 89 ragazzi. “Quello che, insieme al presidente Rocca, stiamo cercando di fare – ribatte l’assessore – è mettere ordine a una situazione che per anni è stata trascurata. Abbiamo incontrato le famiglie e tutti i presidenti delle consulte regionale e municipali per spiegare cosa stiamo facendo”. Una pregressa lacuna, sulle competenze relative al pagamento delle rette, con ricadute su tutti i cittadini di una  Regione con una delle tassazioni più alte d’Italia.

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