Cem. Genitori e operatori chiedono alla Regione Lazio notizie circa il futuro del centro
Si sono riuniti sotto il palazzo della Regione Lazio, in via Rosa Raimondi Garibaldi, per avere risposte certe sul futuro del Centro di Educazione Motoria di via Ramazzini, da tempo sotto minaccia di chiusura, di cui però i genitori dei circa 60 ragazzi assistiti non vogliono sentir parlare. Attivo da più di 50 anni, accreditato fino allo scorso anno dalla Regione Lazio, il centro assiste 60 pazienti neurolesi, alcuni in condizioni gravissime, molti senza famiglia. In tre anni la Regione Lazio ha tagliato il 30 per cento dei finanziamenti destinati alla struttura. Assicurare assistenza qualificata a ragazzi con deficit motori significativi, a pazienti non autosufficienti, con circa 4 milioni di disavanzo non è impresa facile. In questi anni il Cem è stato l’unica risorsa per garantire assistenza adeguata a persone con handicap gravi. La lettera di “avviso di sospensione attività” da parte della Croce Rossa, da cui dipende la struttura, prende le mosse da inadempienze varie che si trascinano dal novembre 2013. Scongiurata la chiusura il 31 dicembre scorso, si è andati avanti sperando in un intervento della Regione Lazio che, con la nuova amministrazione non si è fatto attendere. Il presidente e commissario alla Sanità Nicola Zingaretti ha valutato la possibilità di utilizzare un’ala dell’ospedale Forlanini, che si trova dall’altro lato di via Ramazzini, quindi vicinissimo, ed attualmente è utilizzato al 10 per cento delle potenzialità, causa trasferimento di reparti e servizi nel vicino San Camillo. La massiccia mobilitazione di operatori e parenti, le prese di posizione di molti amministratori e rappresentanti delle istituzioni hanno avuto un effetto risolutivo. La stessa Croce Rossa ha compiuto un notevole sforzo, in carenza di risorse, per mantenere in vita un centro fondamentale per la cura e l’assistenza di malati in condizioni severe. Poi la situazione è precipitata e la direzione dell’ente ha inviato una lettera di licenziamento ai dipendenti, accusando la Regione Lazio di inadempienza. Insomma, il solito rimpallo di responsabilità, di cui fanno le spese sempre i più deboli.