“C’era una volta la città dei matti”
Un rivoluzionario chiamato Franco. Dignità e centralità della persona riassumono l’impegno di Franco Basaglia e il significato della sua legge, di cui sono ricorsi pochi giorni fa i 42 anni. Prima della Legge 180/1978 i malati con disturbi psichici erano considerati irrecuperabili e pericolosi socialmente, pertanto venivano allontanati dalla società ed emarginati. Il primo successo di Basaglia si è concretizzato nella chiusura dei manicomi, che ha permesso di restituire dignità e valore ai malati in essi reclusi.
La formazione. Nato a Venezia nel 1924, dopo essersi laureato in medicina all’Università di Padova, Basaglia conobbe l’esistenzialismo di Jean-Paul Sartre, sul quale avrebbe basato tutta la sua carriera psichiatrica, contrastando le idee di Lombroso, allora vigenti in ambito psichiatrico. Nel 1953 si specializzò in malattie nervose e mentali presso la facoltà della clinica neuropsichiatrica di Padova, dimostrando da subito di avere un’indole progressista e per questo in netto contrasto con il periodo. Quindi, dopo aver subito ostilità e angherie, decise nel 1961 di lasciare l’insegnamento per trasferirsi a Gorizia con la famiglia, dove era stato nominato direttore dell’ospedale psichiatrico. Nella clinica psichiatrica di Gorizia, Basaglia entrò in contatto con trattamenti aberranti regolarmente inflitti ai malati, non considerati persone in difficoltà e da aiutare, bensì soggetti da controllare, reprimere, sedare e nascondere. Egli, partendo dalla teoria di Sigmund Freud, cominciò a sostenere che il rapporto tra terapeuta e paziente dovesse basarsi su presupposti diversi da quelli vigenti, come ad esempio il dialogo e non l’annientamento dell’altro. Dare dignità ai malati psichici ha contribuito a riconoscerli come persona a tutti gli effetti. In quanto persone, il riconoscimento dei loro diritti è stata una conquista di civiltà.
Media e cinema. “Basaglia era uno psichiatra che pensava che i malati non sono oggetti ma persone”. Ne “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana (2003), così recita Luigi Lo Cascio, interpretando il personaggio di Nicola, giovane psichiatra che si ispira agli insegnamenti di Basaglia. Ma più in generale è stato impossibile per il sistema mediatico non accorgersi di lui perché il maestro della psichiatria appare come un personaggio già scritto, un eroe sempre controcorrente, una vita ricca di colpi di scena e di momenti critici. Ecco perché con il documentario “Matti da slegare” (1975) i registi Marco Bellocchio, Silvano Agosti, Franco Petraglia e Stefano Rulli si schierano apertamente a favore dello psichiatra veneziano che sosteneva la necessità della chiusura dei manicomi. Sempre Silvano Agosti, una delle voci più libere e originali del nostro cinema, 25 anni dopo torna sulla figura di Basaglia con il film “La seconda ombra”, in cui lo psichiatra, che qui ha il volto di Remo Girone. “C’era una volta la città dei matti…”, la riuscita miniserie televisiva (2010) diretta da Marco Turco con Fabrizio Gifuni, restituisce allo spettatore tutto il percorso della trasformazione che lo psichiatra realizzò con l’aiuto della moglie Franca Ongaro. Un personaggio scomodo ma carismatico che ha ispirato anche il film di Giulio Manfredonia “Si può fare” dove Nello (Claudio Bisio) si ritrova direttore della Cooperativa 180 e cerca di dare lavoro ai pazienti dimessi dai manicomi.
L’eredità. Basaglia non poté vedere i risultati della sua azione riformatrice perché nella primavera del 1980 si manifestarono i primi sintomi di un tumore cerebrale, malattia che in pochi mesi lo portò alla morte. La legge 180 è ancora in vigore e regola l’assistenza psichiatrica in Italia, anche se non è mai stata applicata in modo completo. Oggi stanno cambiando i bisogni, sempre più frequentemente i giovani presentano una sofferenza diffusa in cui l’abuso di alcool, le dipendenze e i disturbi del comportamento, richiedono ascolto ma anche professionalità nel trovare insieme soluzioni efficaci e verificabili. La comunità è scientifica è concorde nel pensare che a Franco Basaglia non sarebbero sfuggiti questi aspetti e avrebbe sicuramente affrontati con competenza, determinazione e passione.
(a cura di Andrea Ugolini)