Cinquanta anni di storia mondiale, dal Cile a Giacarta e un piccolo paese della Calabria affacciato sul Mar Ionio. Quale può essere il legame tra realtà tanto diverse? Ce lo racconta il docufilm “C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando”, realizzato da Federico Greco e Mirko Melchiorre, approdato in questi giorni nelle sale romane con grande successo di pubblico, che farà il giro di tutta Italia. Una denuncia rigorosa e piena di coraggio sullo smantellamento della sanità pubblica nel nostro Paese, in cui il diritto alla salute costituzionalmente garantito, in ossequio ai dettami di poteri sovranazionali, si piega alle esigenze di mercato. C’è qualcuno però che non si piega: Cataldo e Mimmo, due giovani della associazione Le Lampare nel novembre 2020 decidono di occupare l’ospedale civile di Cariati intitolato a Vittorio Cosentino, chiuso per un decreto del 2010. Si tratta del cosiddetto “Piano di rientro” – fatalmente conosciuto anche nel Lazio – perno su cui poggia la riconversione di 18 nosocomi in tutta la Regione Calabria. Sotto la scure del commissario ad acta Giuseppe Scopelliti, che doveva riportare in attivo la sanità in deficit, il piccolo centro perde il suo ospedale ma non si arrende e oggi, timidamente, si stanno riattivando alcuni servizi radiologici mentre si attende il reinserimento della struttura nella rete per acuti. Quando la lotta paga, si potrebbe dire. Cantare vittoria però, oggi è prematuro. Troppo forte è la pressione delle regole europee, troppo violenta è l’offensiva di quel mercato che inesorabilmente ha tradotto l’assistenza universale in bene economico da pagare. “C’era una volta”, ripercorrendo passo dopo passo la storia sanitaria degli ultimi decenni – dalla riforma del 1978 alle “controriforme” del 1992 (De Lorenzo) e del ’99 (Bindi) – ci mette di fronte a una realtà apparentemente inarrestabile: la voracità del capitalismo che si abbatte sull’impalcatura sociale degli stati smantellandone i servizi essenziali. E tra una poetica inquadratura del paesaggio calabrese, intonso e abbandonato e il racconto di mesi e mesi di occupazione, si inseriscono artisti e intellettuali, economisti ed esperti di sanità, che si esprimono sul grande scippo perpetrato da banche centrali, governi continentali, multinazionali del farmaco, con la complicità di atenei punta di diamante della dottrina aziendalista e rigorista. E il racconto indigna, stupisce, emoziona, commuove, perché alla fine arriva un segno di speranza. Saranno la volontà e l’acquisita consapevolezza degli occupanti – sostenuti fin dall’inizio della lotta da Gino Strada – a creare quella rete di ribellione e di costruzione di una realtà, in grado di combattere il neoliberismo imperante.    (foto: Lacchite.blog)

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