Codice infermieri: “Serve trasparenza”
In un duro comunicato Nursing Up e Cnai, contestano le modalità di revisione del nuovo Codice deontologico
Infermieri, si scaldano i motori per l’imminente congresso nazionale di marzo, un’assise importante in cui è prevista l’illustrazione del processo di revisione del Codice deontologico degli Infermieri per l’anno 2025. Un momento essenziale per la professione e una fonte di preoccupazione per i sindacati rappresentanti dei professionisti Cnai e Nursing Up, che in un duro comunicato congiunto, stigmatizzano la modalità con cui si svolge tale processo, definita “riservata e circoscritta esclusivamente agli Ordini provinciali”, di cui solo alcuni avrebbero reso noto e avviato tentativi di coinvolgere gli iscritti. “Si ritiene – continua la nota – che il Codice Deontologico, quale riferimento primario per la condotta e l’esercizio professionale del personale infermieristico, debba nascere da un ampio confronto e da una partecipazione attiva della categoria”. I presidenti delle due organizzazioni, Walter De Caro e Antonio De Palma (nella foto) portano ad esempio quanto avvenuto per le altre figure professionali della sanità: i Tecnici sanitari di Radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione che, a loro avviso, avrebbero adottato un approccio più inclusivo e partecipativo nell’elaborazione dei propri Codici. “Questi professionisti – insistono i presidenti – hanno promosso una consultazione pubblica, raccogliendo i contributi e le osservazioni di tutti i portatori di interesse, tra cui professionisti sanitari, associazioni tecnico-scientifiche, associazioni di cittadini”. Analogamente si sono comportati gli psicologi che, dopo l’approvazione in sede istituzionale, avrebbero sottoposto il nuovo testo al “referendum dell’intera comunità degli Psicologi, in un atto di trasparenza e condivisione democratica”. Il comunicato sottolinea come un “approccio chiuso della revisione del Codice deontologico delle professioni infermieristiche, rischi di minare gravemente la legittimità e l’effettiva applicazione del Codice all’interno della categoria”. De Caro e De Palma, a suffragio della propria tesi portano l’esempio della bassa partecipazione alle recenti elezioni degli Ordini professionali, che si attesta al 7% a livello nazionale e dimostrerebbe la “grave demotivazione degli infermieri verso gli enti sussidiari dello Stato”. Per questo chiedono un maggiore coinvolgimento e una approfondita discussione, consultazione e condivisione dei contenuti, “espressione di una partecipazione attiva della comunità professionale come avvenne, in parte, nel 2019”. I presidenti auspicano il coinvolgimento di organizzazioni scientifiche e professionali e dell’intera comunità infermieristica, così da garantire una costruzione condivisa del Codice, per tutelarne l’autorevolezza e l’effettiva applicazione. E lanciano un ultimatum ai vertici dell’Ordine, ai fini dell’approvazione finale del documento: l’indizione di un referendum tra tutti i professionisti iscritti.