Dal 7 giugno Patrizia, la chiameremo così, residente in provincia di Latina tira un sospiro di sollievo. Non per lei ma per tutte le donne che saranno vittime di violenza. Lei ha già vissuto la terribile esperienza, nel peggiore dei modi. Qualche anno fa era ospite frequente del pronto soccorso della locale Asl, schiacciata dalla vergogna e dall’incertezza se rivelare o meno il suo inconfessabile segreto. Piuttosto che confessare di subire continuamente soprusi in famiglia, sopportava ore e ore di attesa, esponeva in modo fantasioso l’evento doloroso che l’aveva portata lì. Il più delle volte era incidente domestico, tanto da non risultare più credibile dopo il terzo, quarto accesso. Dal 7 giugno questo non avverrà più. In primo luogo, perché lei ha risolto il suo problema, grazie al sostegno di uno dei centri antiviolenza nati nel Lazio, in virtù della legge regionale numero 64 del 1993 “Norme per l’istituzione di centri antiviolenza o case rifugio per donne maltrattate”. Poi perché la Asl di Latina ha attivato il percorso denominato “Codice rosa” e, in una stanza dello stesso colore, nei quattro pronti soccorsi dell’azienda sanitaria, le donne saranno accolte, insieme ai loro figli ove presenti e riceveranno assistenza, supporto, aiuto non solo medico ma anche psicologico. Sono più o meno due milioni l’anno le donne che in Italia subiscono violenza, sessuale e psicologica, che spesso sfocia in comportamenti persecutori da parte del partner. L’aspetto più inquietante, insieme ai soprusi, è l’indifferenza e quel muro di gomma che si innalza per paura o vergogna o, peggio, per mancanza di autonomia economica, elemento questo che condanna la donna a subire in silenzio. E l’ospedale, per primo, viene in soccorso quale primo gradino verso un percorso di liberazione dal pesante giogo. Grazie a un protocollo che rende uniformi i percorsi nelle strutture sanitarie e in virtù di una specifica preparazione per gli operatori, sarà possibile riconoscere i segnali non sempre evidenti, dei soprusi subiti anche se taciuti. “Stanza rosa”, visita medica, consulenze specifiche, segnalazione ai servizi sociali, denuncia alle forze dell’ordine, valutazione del rischio alla dimissione per evitare il ripetersi degli episodi. Ė questo il pacchetto di interventi con cui si dà vita a una rete di accoglienza e di supporto, tra ospedale e territorio, fortemente sostenuta dal commissario straordinario della Asl di Latina Sabrina Cenciarelli, che riceve il plauso del presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, che sui social ha commentato: “Le strutture del Servizio sanitario regionale saranno sempre, con la nostra giunta, luoghi di cura e di assistenza globale alla persona”. (Nella foto: ospedale Santa Maria Goretti di Latina)

Commenti Facebook:

Commenti