Colleferro: all’ospedale serve la maternità
La nascita improvvisa di una bimba in pronto soccorso riapre il dibattito sul reparto chiuso
Nomen omen dicevano i latini. La piccola Benedetta il destino nel nome ce l’ha veramente, con quella nascita inaspettata il 25 ottobre al pronto soccorso dell’ospedale di Colleferro, il cui reparto Maternità è chiuso dal 2015. E la bimba, con quella fretta di venire al mondo, sta godendo della benedizione di tutti i concittadini che vedono nel lieto evento un favorevole presagio affinché i decisori politici tornino sui propri passi, riaprendo la divisione di cui, in una città di oltre 20mila abitanti si avverte fortemente il bisogno. Grazie alla prontezza delle ostetriche Michela Del Sorbo e Stefania Antico – che al momento dell’arrivo della partoriente prestavano servizio in un vicino ambulatorio – e alla collaborazione di tutti i sanitari presenti nel reparto di emergenza, tutto è andato per il meglio ma l’episodio ha indotto a profonde riflessioni. Per primi, i rappresentanti del Comitato a difesa dell’ospedale, da tempo impegnato contro lo smantellamento della struttura da parte della Regione Lazio, nell’esprimere la propria soddisfazione per la bella notizia, aggiungono che “l’assenza nell’ospedale di Colleferro dell’équipe formata dal ginecologo, dal pediatra neonatologo e della strumentazione indispensabile ai fini del controllo post-parto si è rivelata negli anni fortemente problematica. In nessun caso – denunciano – possono mancare condizioni di sicurezza che sono venute meno con la chiusura dei reparti materno-infantili dell’ospedale di Colleferro”. Alle criticità denunciate, si aggiunge il commento del consigliere comunale Rocco Sofi che parla di “uno scempio che va avanti dal 2015 e si dovrebbe fare di tutto per ristabilire il diritto negato di nascere nella cittadina. Porto avanti questa causa con una battaglia di lungo corso – spiega l’esponente di Fratelli d’Italia – per la riapertura dei reparti scippati al nostro ospedale e per dimostrare che una nuova politica può restituire a Colleferro la centralità, anche sanitaria, che le è stata sottratta per mezzo dell’altra politica, quella sbagliata”. Ora a sperare sono in molti, grazie al lieto evento e in tanti provano a immaginare l’orgoglio di Benedetta, una volta cresciuta, di vedere impressa sulla propria carta d’identità quella che può considerarsi una vera rarità: luogo di nascita Colleferro.