Colleferro: in piazza per la sanità pubblica
Tutti in piazza per difendere la sanità pubblica. Questo lo slogan della manifestazione organizzata il 25 settembre dal “Comitato a difesa dell’ospedale di Colleferro” e dal “Comitato salute e ambiente Asl Roma 5”, due agguerriti gruppi di cittadini che da tempo denunciano le criticità di un vastissimo territorio in provincia di Roma, che ingloba i sei distretti sanitari della Asl Roma 5 di Tivoli, Colleferro, Palestrina, Subiaco, Monterotondo, Guidonia. Un ampio bacino di utenza distribuito in 70 comuni, che soffre per un drastico ridimensionamento dei posti letto che da 700 si sono ridotti a 400, in un territorio con 500mila residenti che, in base agli standard, di letti dovrebbe averne 1400. Per non parlare della situazione critica dei cinque pronto soccorso, che dal prossimo 14 ottobre potrebbero non garantire la copertura dei turni di guardia. L’allarme è arrivato nel corso della manifestazione molto partecipata in piazza Gobetti, in cui era presente la consigliera regionale del gruppo Misto Francesca De Vito, già M5s, allontanatasi in dissenso con la decisione dei pentastellati di entrare nella maggioranza di Zingaretti. I Ps di Monterotondo e Subiaco potrebbero essere declassati a punti di primo intervento, con orario ridotto dalle 8 alle 20 e prestazioni razionalizzate, con interventi minimi e urgenze trasferite in ambulanza al presidio adeguato, a volte non proprio vicino e in condizioni orografiche impervie. Una vasta comunità privata di un essenziale presidio notturno. “Se così fosse, sarebbe un fatto gravissimo che testimonia, ancora una volta, l’incapacità della Regione Lazio di mantenere livelli di servizi accettabili a garantire la salute dei cittadini – ha dichiarato De Vito – come ritengo assurdo e miope continuare ad affidare a cooperative esterne la copertura di personale sanitario e tecnico mancante, con una aggravio di molto superiore per le casse della Regione”. Tutto nasce dal decreto ministeriale numero 70 del 2015, che porta la firma di Beatrice Lorenzin quando era a lungotevere Ripa, in tempo di Regione commissariata, condizione ora scongiurata, secondo quanto sostengono i vertici dell’ente locale. Una normativa che ha fortemente razionalizzato la sanità pubblica, desertificando i servizi specie nella provincia. Così, la Asl Roma 5, per ovviare ad ataviche carenze di personale, ha pensato bene di affidare la fornitura di servizi a una cooperativa esterna, con impiego di dodici medici in servizio “a tempo”, che non sarebbero prorogati in assenza di una autorizzazione regionale che non arriva, dalla regione in “asserita fine del commissariamento”. “L’insostenibilità della situazione sanitaria nella provincia – ci dicono dai comitati – non è causata solo dai tagli alle strutture pubbliche, che non hanno ridotto gli sprechi, ma dal proliferare dei privati. Si pensi che l’unica risonanza magnetica presente appartiene a un laboratorio radiologico convenzionato”. Per questo hanno più volte ribadito, nel corso della manifestazione, di sentirsi cittadini di serie B, costretti a estenuanti “trasferte a Roma, per rimanere parcheggiati nei pronto soccorso della Capitale”. Accenti critici, oltre alla politica sanitaria regionale, sono stati rivolti alla Conferenza dei sindaci, a cui da mesi i comitati hanno chiesto, invano, un regolamento che garantisca loro la partecipazione alla elaborazione della politica sanitaria locale. Quanto all’annuncio, da parte della Regione Lazio in piena campagna elettorale, della realizzazione del nuovo ospedale tiburtino previsto per il 2029 al netto di ostacoli, il piano regionale non riscuote alcun consenso: “Si pensi piuttosto a far funzionare l’esistente, invece di consumare suolo e dare vita a onerosi appalti”, è il pensiero comune. Prevenzione, sanità territoriale, servizi ai disabili, potenziamento dell’assistenza domiciliare. Sono queste le istanze ricorrenti a cui nessuno, finora, ha dato risposta.
(Nella foto: ospedale di Colleferro)
Sono anni che combatto a livello sindacale 25 anni con esattezza ma mi vergogno a dirlo contro i mulini a vento mi sono trasferito in provincia dopo 32 anni a Roma ma vi assicuro che non ci sono speranze nella Asl Roma 5 di poter avere un SSN adeguato per i cittadini ma purtroppo non demordo perché è impensabile e vergognoso in una nazione come la nostra definitiva paese democratico trovarsi a vivere con una sanità pubblica ormai alla deriva buonaserata
Purtroppo non esiste più una opposizione politica e questo favorisce soprusi e arbitri di ogni genere contro i cittadini
Purtroppo la linea politica, neanche troppo velata, è quella di convertire l’Italia a un sistema misto, sulla scia di quanto avviene in Germania e negli Usa, in cui spicca una forte presenza delle assicurazioni private. In sintesi: si torna un po’ al concetto delle vecchie casse mutue, aggravato dal fatto che le mutue garantivano assistenza ai lavoratori mentre le assicurazioni garantiscono assistenza a chi paga, ovvero a chi se lo può permettere…