Comunicare non è solo trasmettere
di Pierluigi Guiducci*
La comunicazione in Sanità può sembrare una questione di tipo marginale rispetto all’obbiettivo-chiave del Servizio sanitario nazionale (promozione e tutela della salute). In realtà, esiste una correlazione tra le prestazioni erogate ai cittadini e i processi comunicativi. In questo lavoro si cercherà di evidenziarne alcuni aspetti (anche con l’ausilio di disegni umoristici): concetti-chiave, modelli organizzativi, impatto delle disuguaglianze socio-economiche sulla salute e il ruolo della comunicazione, valutazione della comunicazione, comunicazione della responsabilità sociale (il bilancio di missione), buone pratiche.
Nell’ambito dei temi più dibattuti, il diritto alla salute (ex art. 32 della Costituzione) si colloca, accanto alla sicurezza personale e ai problemi del lavoro, tra gli interessi-chiave dei cittadini. Esso trova un’attuazione pratica nell’accesso alle informazioni sanitarie e alle cure. Nell’attuale periodo (→ pluralismo religioso, etnico e culturale), per realizzare cure sanitarie eticamente appropriate, equamente erogate (→ principio di sussidiarietà), la comunicazione e l’informazione assumono spazio e valenza, mentre emerge l’esigenza di un reale consenso informato. Il cittadino richiede il rispetto della propria autonomia (→ un fattore del benessere personale) mentre la salute e la gestione della malattia divengono parametri significativi per misurare la qualità della vita. Tutto ciò comporta il crescere delle aspettative dell’opinione pubblica verso l’operato del Servizio sanitario nazionale e in direzione di quello di altri organismi coinvolti. Ne deriva l’esigenza di promuovere politiche in grado di rendere efficace anche l’interazione tra la popolazione e quanti operano nel mondo della sanità.
Aspetti della dimensione comunicativa
Nell’attuale sistema sanitario i progressi tecnico-scientifici, i mutamenti strutturali, organizzativi e del sentire sociale hanno attribuito una centralità della dimensione comunicativa. Emerge una valorizzazione di diverse figure professionali: da uno schema di tipo medico-centrico si è passati a un lavoro in équipe che implica interazioni e che esige una rimodulazione degli strumenti della comunicazione. Ogni professionista della sanità, singolarmente e collegialmente, con:
- le proprie responsabilità,
- le capacità comunicative ed espressive,
- il personale patrimonio di sistemi simbolico-culturali e valoriali,
- le modalità di rapporto con il paziente e con il gruppo di malati
diviene un significativo modello di relazione della struttura dove opera. Va comunque rilevato che la realtà sanitaria nazionale appare disomogenea, anche a causa delle differenze d’organizzazione tra i Servizi sanitari regionali. Ciò si ripercuote sulla comunicazione pubblica, circa i problemi sanitari, trasmessa da parte delle organizzazioni sanitarie sul territorio, in quanto la conformazione geografica e la tipologia d’utenza condizionano strutture, mezzi e modi di “fare comunicazione”. Questo aspetto si manifesta anche per quanto riguarda le carenze informative e di comunicazione che riguardano molti pazienti. Esse non si limitano al rapporto medico-paziente, ma sono diffuse e riguardano, più in generale, la comunicazione che deve interagire tra sistema sanitario e società civile.
*Centro Studi Asl Roma A
(1-continua)