Comunicazione e sanità: un mondo al contrario
Amministratori e professionisti chiedono un cambio di passo ai mezzi di comunicazione
Scelta oculata, quella di intitolare gli Stati Generali della comunicazione per la salute “Contro narrazione”, invocando una nuova via da percorrere: il racconto di tutto ciò che ‘fa buona sanità’. Hanno colto nel segno Federsanità e Pa social, promotori della manifestazione che il 16 gennaio all’Istituto Spallanzani di Roma ha messo a confronto amministratori, dirigenti, esperti, professionisti e operatori del settore, per proporre nuovi standard informativi, con cui si abbattano una volta per tutte slogan urlati, comizi periodici, assalti più o meno motivati nei confronti di chi quotidianamente affronta le insidie di uno dei settori più complessi della Pubblica amministrazione. Un tesoro, la sanità pubblica italiana, che garantisce ogni giorno più di due milioni di prestazioni, al solo costo del ticket o, addirittura senza alcun esborso per i numerosi esenti per varie cause. Uno scrigno che svela, quotidianamente, professionisti che con indefesso senso del dovere, sono in prima linea per assistere in emergenza ogni più complessa situazione garantendo senza alcun corrispettivo, nei tempi necessari, ogni tipo di esame, analisi, approfondimento. Una opportunità per chi necessita di interventi operatori complessi, salvavita che nessuna altra struttura potrebbe assicurare. Ė gioco facile per i detrattori del Servizio sanitario nazionale ripetere, come una litania, il trito slogan che “Quattro milioni e mezzo di italiani rinunciano alle cure”. Una notizia diffusa nel 2023 dall’Istat senza alcun approfondimento, che ha servito su un piatto d’argento, a color che sono avvezzi alla speculazione politica, un solido argomento di attacco frontale. Ė ora di cambiare registro, la comunicazione non deve essere in un sol senso, ovvero demolitoria di un sistema prezioso per il Paese. E occorre, contestualmente, non eccedere nel senso opposto, indugiando in una comunicazione autoreferenziale, che metta al sicuro strutture inadempienti. Bisogna indirizzare i messaggi sulla salute tenendo conto delle istanze espresse dalla collettività. Al pari dei livelli essenziali di assistenza, si dovrebbe calibrare l’informazione sanitaria garantendo a tutti i cittadini, a tutte le latitudini del Paese, una conoscenza non superficiale dei propri diritti, dell’offerta di prestazioni, della possibilità di accesso, dare ampio spazio alle Carte dei servizi, ai siti aziendali garantendo la massima accessibilità. Desta stupore notare come le Regioni, il cui bilancio è assorbito al 70% dalle spese sanitarie, non abbiano ancora provveduto alla programmazione relativa alla comunicazione sanitaria e alla informazione sulla salute. Non sono certo un efficiente Urp o un competente ufficio stampa le strutture con cui mettere a sistema un tema tanto complesso. Serve altro, le istituzioni e i decisori politici debbono prenderne coscienza.