Confedir: 10 punti per uscire dalla crisi
“La pubblica amministrazione è una risorsa, non un costo”. Lo ha affermato Barbara Casagrande, delegata Confedir per lo Stato centrale, intervenuta il 28 gennaio scorso a Roma al confronto tra i dirigenti pubblici e alcuni candidati alle prossime elezioni politiche. “La spending review – ha continuato la sindacalista – deve cambiare rotta: non più tagli lineari ma ascolto e condivisione con la dirigenza”. In una sorta di decalogo all’indirizzo dei futuri parlamentari, i vertici delle amministrazioni statali e decentrate hanno invocato il rinnovamento della struttura statale, parastatale, la riqualificazione di Regioni ed enti locali, il rilancio della sanità pubblica, una previdenza più equilibrata, più investimenti per superare la politica dei tagli. Per la sanità le indicazioni sono drastiche: taglio agli sprechi, miglioramento della qualità dei servizi. Nel dettaglio, la Confederazione sindacale della dirigenza chiede il dimezzamento selettivo del numero delle Asl con l’ampliamento del bacino di utenza, da cui deriverebbe un risparmio di circa 100-120 milioni di euro l’anno, con la soppressione di 450-500 direttori generali, sanitari, amministrativi. Si passa poi all’organizzazione sanitaria, con l’ottimizzazione degli ospedali e la riorganizzazione della medicina territoriale, con un occhio all’intervento del volontariato per l’assistenza domiciliare per cronici e disabili. Punto di forza della nuova organizzazione l’informatica, con l’istituzione della tessera sanitaria individuale e una rete web diffusa tra medici di famiglia, centri di prenotazione, ambulatori e unificazione delle procedure per acquisti, gare, controllo dei bilanci, estensione dei controlli ai privati accreditati, attivazione di una banca dati che consenta l’adozione di costi standard in tutte le regioni. Sul piano sanitario si chiede la promulgazione di una legge sul rischio clinico per ridurre i costi della cosiddetta medicina difensiva, che incide sulla spesa sanitaria italiana per quasi 12 miliardi l’anno. In base a tale pratica, per ridurre l’esposizione a un giudizio di responsabilità da parte dei pazienti, i medici prescrivono indagini ridondanti, spesso non necessarie oppure rifiutano a priori casi complessi. I dirigenti della sanità propongo poi ai papabili al Parlamento la ridefinizione dei Lea, i livelli essenziali di assistenza che hanno visto, con l’aumento dei tagli, una significativa contrazione, diversa da regione a regione e una revisione delle regole sui ticket, con la destinazione del ricavato a beneficio dei soggetti con patologie croniche gravi e invalidanti.