Il diritto alla salute ha la prevalenza su tutti gli altri diritti. Lo stabilisce la sentenza numero 195 della Corte costituzionale, con Decisione assunta il 29 ottobre 2024 e depositata il 6 dicembre. La Consulta sottolinea come, nel caso di tagli di risorse per allineare il bilancio dello Stato ai dettami di Bruxelles, la prevalenza sia tagliare tutte le altre voci di spesa prima di quelle destinate alla garanzia sancita dall’articolo 32 della Costituzione, soprattutto per tutelare le fasce più deboli della popolazione, che non sono in grado di accedere alle cure tramite la spesa sostenuta direttamente di tasca propria. La Decisione si basa sull’accoglimento parziale di un ricorso della Regione Campania, dichiarando incostituzionale una norma della legge del bilancio dello Stato 2024 – legge 213 del 2023 –  che per contenere la spesa pubblica, sulla base di vincoli imposti dalla Ue, assottiglia le spese per i diritti e le politiche sociali e della famiglia, in particolare quelle per la tutela della salute. Si tratta di un diritto “che non può essere sacrificato se esistono risorse che il governo ha stanziato per altri impieghi che non hanno la stessa priorità”. Questa in sintesi, l’argomentazione della Corte, che sottolinea che “è la garanzia dei diritti a dover incidere sul bilancio e non viceversa”, andando in direzione del tutto opposta a quanto avvenuto tra il 2011 e il 2019, quando il settore della sanità è stato sottofinanziato, togliendo alla tutela della salute ben 37 miliardi. Chissà se, con tale pronunciamento, si riuscirà, una volta per tutte, a stabilire a livello universale, che le risorse destinate al diritto alla Salute non sono una spesa ma un investimento e che i presidi sanitari non sono fabbriche di biscotti ma aziende produttrici di salute.

Commenti Facebook:

Commenti