Consultorio Sette Chiese: chiuso per ‘razionalizzazione’
Il servizio è chiuso dal 1° settembre 2023 con prestazioni trasferite a Poggio Ameno
Garbatella, Roma: le donne non mollano. Per difendere il loro consultorio, di fatto cancellato da discutibili disposizioni, nel pomeriggio del 29 febbraio si troveranno sotto il palazzo della giunta regionale del Lazio, in piazza Odorico da Pordenone ricordando a tutti che sulla salute della donna e della famiglia non si può transigere. Ė una storia che si trascina da tempo quella del presidio sanitario di via delle Sette Chiese, dal 1° settembre 2023, data in cui si trasferirono le visite ostetriche e ginecologiche all’omologa struttura di via dei Lincei, così come l’imprescindibile spazio giovani, servizio di alto valore sociale, con tutte le implicazioni connesse, in fatto di assistenza psicologica, educazione alla sessualità e rapporto con la famiglia. Sebbene molto vicina – dall’altro lato di via Cristoforo Colombo – l’assistenza garantita in via dei Lincei non offre, secondo i comitati delle donne, la stessa accessibilità delle Sette Chiese, tanto che l’11 ottobre viene lanciata, dal “Collettivo di zona per la difesa del Consultorio di Garbatella, San Paolo, Ostiense” – allo scopo costituito – una prima azione di contrasto con una petizione online che, in breve tempo, raccoglie migliaia di firme. Segue una serie di contraddittorie e insufficienti spiegazioni da parte di impacciate responsabili dei servizi di zona e, infine il 23 ottobre la nota della direzione, che ufficializza la decisione causata da “carenza di personale e necessità di razionalizzare i servizi”. Uno spostamento legato alla carenza di personale ostetrico – sono da anni in preoccupante flessione le vocazioni – all’impossibilità di nuove assunzioni e all’esiguo numero di prestazioni del consultorio Sette Chiese. In sintesi: politiche di sanità aziendale, in totale controtendenza con quanto stabilito dal decreto ministeriale 77 del 2022 con cui il dicastero della Salute riorganizza i servizi territoriali, ribadendo il ruolo fondamentale dei consultori che, dichiara dover lasciare distinti dalle Case di comunità. Il consultorio però nasce già svantaggiato perché la legge 405 del 1975 che ne prevede la istituzione e l’organizzazione, parla di una struttura ogni 20mila abitanti mentre a Roma si registra la metà dei presidi che servirebbero. Così, dopo una inchiesta sulla dotazione di personale in capo ai due consultori di zona, le donne del “Collettivo” hanno dedotto che, “le scelte della direzione aziendale – scrivono sul loro blog – sono da inquadrare nell’ottica delle riorganizzazioni e degli ‘efficientamenti’ considerati necessari anche in relazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza”, Pnrr. L’impronunciabile acronimo che, una sapiente e addomesticata comunicazione, ci fa apparire salvifico quando, al contrario, in molti casi si rivela punitivo. Le donne lo hanno capito e lo grideranno in piazza.