Covid-19: è l’ora dei laboratori

Coronavirus, la fase 2 non può iniziare se non si interrompe la catena dei contagi. Questo è il tema ricorrente e per tale motivo, un posto di primo piano spetta ai laboratori analisi in grado di eseguire un numero consistente di tamponi faringei, per individuare eventuali soggetti positivi asintomatici e per preservare gli operatori sanitari da eventuali infezioni. Nella rete della Regione Lazio per la lotta al Covid-19 sono state inserite varie strutture. A Roma, dall’inizio della settimana sono attivi il San Giovanni, gli Istituti fisioterapici ospitalieri, il San Camillo – che aveva subito uno stop a causa della manomissione di un pc – mentre in provincia ha ripreso l’attività il laboratorio dell’ospedale di Genzano. Quest’ultimo ha una singolare storia: ristrutturato nel 2012 ha visto ridotta la propria attività dal 2018, causa trasferimento di reparti, anche questi freschi di restyling, nel nuovo ospedale dei Castelli, sulla via Nettunense. Numerose le sollecitazioni per garantire la riapertura di un servizio, essenziale in questo momento di emergenza, specie in seno alla Conferenza dei sindaci della Asl Roma 6. A regime il laboratorio dovrebbe processare 160 campioni al giorno. Soddisfazione è stata espressa dalla direzione aziendale e da Riccardo Agostini, già consigliere regionale del Lazio, attuale coordinatore regionale del movimento politico “Articolo Uno”, che vede nell’utilizzo della struttura, seppure in situazione di emergenza “un supporto per il nuovo ospedale dei Castelli Romani”. All’ex nosocomio De Sanctis affluiranno – oltre ai campioni del nosocomio inaugurato di recente, ancora privo di alcuni servizi – i prelievi provenienti dagli ospedali di Frascati, Velletri, Anzio e quelli effettuati dal camper attivo sul territorio e al domicilio degli assistiti. L’esponente di Articolo Uno Lazio sollecita inoltre la Regione a “impartire direttive precise e puntuali ai medici di famiglia sulle modalità e la tempistica di prescrizione dei tamponi faringei”.