Covid: c’è un aumento dei disturbi alimentari

“Disturbi alimentari, una vera epidemia sociale che durante la pandemia ha visto i dati peggiorare drasticamente, con un aumento del 30% dei casi di bulimia e anoressia e un peggioramento dei pazienti già diagnosticati”. Lo comunica, in una nota Eleonora Mattia presidente della IX commissione Pari opportunità e Politiche Giovanili del Consiglio regionale del Lazio. Disturbi che, secondo i dati del ministero della Salute, sarebbero più frequenti tra le donne rispetto agli uomini, con tasso di mortalità, tra i 12 e i 15 anni pari al 10% e che nel Lazio affliggono circa 211mila persone. Per questo, il grido d’allarme è arrivato tra gli scranni della Pisana e si è così provveduto ad approvare, il 20 gennaio, un ordine del giorno a firma della stessa Mattia per il potenziamento della rete integrata dei servizi e degli interventi di presa in carico sanitaria e di cura dei disturbi del comportamento alimentare. “Si tratta di assicurare in ogni Asl la presenza essenziale di professionisti con specifiche competenze specialistiche – spiega l’esponente del Pd – e di individuare locali dedicati separati dai centri di Salute mentale, al fine di evitare lo stigma che colpisce persone affette dal disturbo del comportamento alimentare (Dca)”. Spesso i pazienti sono giovanissimi pertanto ancora più fragili, l’impatto dei Dca è fortissimo sulla fascia di età adolescenziale ma dal disturbo non sono esenti anche adulti. In particolare, lo stress correlato al Covid, i cui effetti sono ormai provati scientificamente, ha accentuato tale condizione. “I lunghi periodi di isolamento e la mancanza di socialità si ripercuotono anche nel nostro rapporto con il cibo, spesso con esiti tragici – chiarisce ancora Mattia – con il voto in Consiglio andiamo nella direzione di garantire a tutte e tutti servizi integrati in grado di prevenire”. Idea portante dell’atto consiliare è la possibilità di diagnosticare per tempo e curare tali patologie “con un approccio che superi tabù e pregiudizi, per concepire il benessere psico-fisico a 360 gradi come parte integrante del diritto alla salute”, chiosa la consigliera.   

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