Ospedale Cristo Re: i contabili colpiscono ancora. In poche ore, quello che sembrava un sussurro è diventata una certezza per la casa di cura di Roma ovest. Il reparto di ostetricia e ginecologia, fiore all’occhiello della sanità cittadina è destinato a chiudere. Motivo ufficiale, la contrazione delle nascite e quindi dei profitti per il gruppo privato Giomi, che dagli anni Cinquanta gestisce vari presidi, sempre attento ai conti. In controtendenza con le politiche a favore della natalità promosse dall’attuale governo, la struttura romana di via delle Calasanziane – una stretta traversa tra via Mattia Battistini e via della Pineta Sacchetti – mette fine a una delle storie più prestigiose del gruppo, che gestisce 9 ospedali, 16 Rsa, 8 case di cura/ospedali partecipati e 3 centri dialisi. La grande tradizione legata a quei 2.500 parti annui, portati avanti con tutti i crismi, con caratteristiche inimitabili di accoglienza, accudimento, cura, empatia è destinata a tramontare. Un vero choc per le donne, quelle in attesa e coloro che avevano prefigurato, in un domani non troppo lontano, la felice esperienza della maternità in quella sede, da sempre punto di riferimento per la capitale. Sono tante le gestanti di Roma, del Lazio e di altre regioni che scelgono il nosocomio per dare alla luce il proprio bambino ma questo non è stato sufficiente per convincere l’amministratore Manuel Miraglia a recedere dal proposito, nonostante la petizione promossa dalle mamme, che in poche ore ha superato le 3000 firme. La struttura, già di proprietà della chiesa, nel 2014 dopo una crisi finanziaria è passata al prestigioso gruppo, leader nei servizi sanitari, con la speranza che la società potesse riequilibrare le finanze disastrate. La demografia, e i calcoli ragionieristici, purtroppo hanno fatto il resto e la notizia si è diffusa in un baleno sui social. Preoccupazione è stata espressa dai sindacati, che si trovano a dover ricollocare un’ottantina di professionalità, tra ginecologi, neonatologi, ostetriche, infermiere, puericultrici che, probabilmente subiranno uno smembramento dei ranghi con destinazione San Filippo Neri e Santo Spirito. L’economia però, nella sanità aziendale ha sempre il sopravvento, al di là delle storie umane e di salute quindi, secondo fonti ben accreditate “la maternità ha costi elevati, che con la contrazione delle nascite non permettono sostanziali rientri”. E ora le speranze sono rivolte alla Regione Lazio che pur assicurando il mantenimento dei servizi, non ha predisposto alcun piano di salvataggio della struttura.

 

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